rotate-mobile
Cronaca

Infiltrazioni della 'ndragheta nella ricostruzione post sisma, ancora arresti

In Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Calabria operazione dei Carabinieri per reati di corruzione aggravati dalle finalità mafiose. Si tratterebbe di attività illecite legate alla cosca Dragone

Dalla notte scorsa in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Calabria è in corso un’operazione dei Carabinieri di Mantova per reati di corruzione aggravati dalle finalità mafiose, legati alla ricostruzione post sisma 2012.

A conclusione di complesse indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Brescia, i militari stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare a carico di dieci persone, indagate a vario titolo di “concussione, abuso d’ufficio, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, intestazione fittizia di società”, con l’aggravante delle finalità mafiose. Sono accusate di aver agevolato la cosca ‘ndranghetistica Dragone.

Le indagini hanno consentito di costruire un "solido quadro indiziario" in ordine ai gravi reati che sarebbero stati commessi nell’ambito delle procedure per la concessione di “fondi sisma” finalizzati alla ricostruzione di immobili danneggiati dal terremoto del 2012 ubicati nel cratere sismico della provincia di Mantova.

Sono decine le perquisizioni in atto, presso abitazioni e studi tecnici di professionisti interessati dalle indagini.

Si allunga dunque la lista delle operazioni criminali - o al momento sospette tali - legate alle cosche della 'ndrangheta trapiantate al nord. Dopo Aemilia, che ha visto condanne pesanti per gli esponenti della cosca Grande Aracri, l'attenzione si sposta sui Dragone, la cui storia si intreccia con quella dell'altro gruppo criminale di origine cutrese. Trapiantati nel reggiano negli anni '80, i Dragone hanno condotto attività illecite in Emilia e non solo: dando vita anche ad una faida con i Grande Aracri, che si è tradotta in diversi omicidi.

Cosa hanno svelato le indagini

Perno dell'indagine il tecnico incaricato delle pratiche per la concessione dei fondi: è il nipote di uno storico boss cutrese e aveva il ruolo di tecnico istruttore nei comuni compresi nel cosiddetto "cratere sismico" della provincia di Mantova (Poggio Rusco, Borgo Mantovano, Magnacavallo, Sermide e Felonica) incaricato di istruttorie, di verifica, di rendicontazione e di autorizzazione ai pagamenti dei contributi a fondo perduto stanziati da Regione Lombardia per gli immobili danneggiati dal terremoto del 2012.

Parlando con gli imprenditori spiegava chiaramente la sua posizione. "Io come ditta non posso lavorare nel Sisma perché mio nonno era mafioso", e ancora "Io da sei anni son il Rup (Responsabile unico procedimento, ndr) di Poggio Rusco, Villa Poma, Magnacavallo e Sermide. Io sono chi realizza la pratica, chi realizza le ditte e chi fa l'ordinanza di concessione. Se ne prendi sessanta, settanta, grazie a un mio agire sei contento o no?". Ad ascoltarlo però c'erano anche gli investigatori che con le intercettazioni hanno ricostruito il quadro.

Gli imprenditori, così come i beneficiari dei finanziamenti, si sarebbero rapportati con il tecnico secondo uno schema collaudato: pagavano (in genere il 3% del contributo) per garantirsi la trattazione della propria pratica violando l'ordine cronologico e con aumenti dell'importo del contributo pubblico a fondo perduto (in un caso a 950.000 euro anziché 595.000 come originariamente stabilito). La concussione prevedeva che il contributo pubblico fosse elargito ai richiedenti solo a condizione che affidassero i lavori di ricostruzione a delle società facenti capo al tecnico istruttore e al padre di questi. Le società, che di fatto sarebbero state gestite dal padre del pubblico ufficiale, erano intestate a prestanomi per evitare il diniego di iscrizione nella white list.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Infiltrazioni della 'ndragheta nella ricostruzione post sisma, ancora arresti

ModenaToday è in caricamento