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Cronaca

Aemilia, nuovo blitz nella notte: fermati sei imprenditori 

Proseguono le operazioni contro la ‘ndrangheta  in Emilia-Romagna. Carabinieri e Fiamme Gialle hanno eseguito stanotte un'ordinanza cautelare emessa dalla Dda di Bologna. Sequestrati beni societari per 500 milioni

Decine di Carabinieri del comando provinciale di Modena e di finanzieri del comando provinciale della Guardia di Finanza di Cremona stanno eseguendo una ordinanza di custodia cautelare ed un decreto di sequestro preventivo - emessi dal gip del tribunale di Bologna su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia – nei confronti di 6 indagati e di altrettante società di capitali. 

E' l'ennesima operazione nell'ambito dell'inchiesta Aemilia, che proprio in questi giorni vede svolgersi il più grande processo per mafia mai celebrato al nord, e che sta scardinando gli affari della cosca Grande Aracri nelle province emiliane. 

In particolare, l’operazione di questa notte segue i recenti approfondimenti investigativi nei confronti dei noti imprenditori di origine calabrese Giuseppe Giglio e dei fratelli Palmo e Giuseppe Vertinelli, già arrestati nel corso delle precedenti tranche della indagine. Gli indagati, sino alla primavera del 2015, avrebbero eluso le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione per salvaguardare i patrimoni di provenienza illecita di cui gli stessi sono titolari occulti, rendendosi responsabili del trasferimento fraudolento di beni mobili ed immobili, mezzi e quote societarie intestandole fittiziamente a prestanome. Con l’aggravante di aver agito al fine di agevolare l’attività della associazione di stampo mafioso di appartenenza.

E' emerso anche il ruolo di compiacenti professionisti, tra i quali il commercialista crotonese Donato Agostino Clausi, già arrestato nel gennaio 2015 ed oggi nuovamente destinatario di provvedimento cautelare. Tra i beni sequestrati, oltre che ad alcune società aventi sede nelle Province di Crotone, Parma, Vicenza e Verona, figura un agriturismo del crotonese, del valore di diversi milioni di euro, gestito da Francesco Giglio, sottoposto nella giornata odierna alla misura degli arresti domiciliari, padre di Giuseppe Giglio, detto “Pino”, attualmente recluso in regime di art. 41 bis. 

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