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Cronaca Savignano sul Panaro

Maxi truffa a Savignano, in carcere l'amministratore dell'autosalone fantasma

Nel 2019, due persone avevano istituito un autosalone fittizio per poi chiuderlo nel giro di una settimana alla vigilia della consegna dei veicoli venduti. Questa mattina l'esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare

Tre persone, una truffa che sfiora il mezzo milione di euro: oggi, a distanza di più di un anno dai fatti, l'esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare con le accuse di truffa aggravata e continuata e bancarotta fraudolenta, ha messo la parola fine alle indagini relative alla vicenda dell' "autosalone fantasma" di Savignano sul Panaro. 

I fatti

Le origini della maxi truffa risalgono al dicembre 2018, quando un 28enne pavese (legale rappresentante e amministratore unico della società) e un 34enne poi rintracciato nel bergamasco (amministratore di fatto della società), avvalendosi dell'aiuto di un terzo hanno affittato tre vetrine di via Tavoni, per poi adibirle a concessionaria. Dopo aver allestito il locale con tanto di insegna recante la scritta "Auto Zentrum" (questo il nome della S.r.l. della quale gli stessi erano parte), lo avevano utilizzato come set fotografico per gli annunci con i quali avrebbero poi attirato i clienti. Servendosi delle piattaforme Autoscout24 e Subito.it, erano riusciti a far cadere nella loro trappola ben 37 ignari acquirenti, la maggior parte dei quali era stata invitata addirittura a provare i veicoli su strada. Agli automobilisti erano stati quindi fatti firmare contratti, ed erano state consegnate loro le carte di circolazione delle automobili. La cura dei dettagli e l'apparente rispetto delle ordinarie procedure, non avevano comprensibilmente destato sospetti: ma al momento della consegna, programmata per tutti in date successive al 20 gennaio 2019, la concessionaria era sparita. 

Le indagini

In seguito alla denuncia delle vittime sono scattate le indagini, coordinate dalla Procura di Modena e condotte dai Carabinieri di Savignano e di Sassuolo, il cui epilogo è giunto questa mattina con l'esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Modena su richiesta del PM. I reati contestati sono quelli di truffa aggravata e continuata e di bancarotta fraudolenta, quest'ultima imputabile loro grazie alla richiesta di fallimento della società. La Procura stima infatti che gli stessi si siano appropriati indebitamente di 445 mila euro, trasferiti sul conto corrente della società (nel quale ad oggi rimangono solo 60mila euro, comunque sottoposti a sequestro) per mezzo dei bonifici effettuati dagli acquirenti delle automobili. Il 34enne bergamasco, destinatario di una misura carceraria, si è costituito nella giornata di ieri alla compagnia Carabinieri di Treviglio; mentre il 28enne padovano - al quale toccano i domiciliari - è stato rintracciato dai militari la scorsa settimana. Nei confronti del terzo indagato invece, la Procura procede per gli stessi reati, ma rimane a piede libero. 

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