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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Pacchi bomba ai magistrati, anche un 23enne del circolo anarchico modenese in manette

Tre persone, fra cui un giovane infermiere di Modena, sono state individuate come i presunti mittenti di pacchi bomba ai pm torinesi due anni fa

Tre persone sono state arrestate nella mattinata di oggi, martedì 21 maggio 2019, dai Carabinieri del Reparto Operativo Speciale (Ros) con l'accusa di avere inviato tre plichi esplosivi indirizzati ai magistrati torinesi Roberto Sparagna e Antonio Rinaudo (oggi in pensione), il 7 giugno 2017, e al direttore del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Santi Consolo, a Roma il 12 giugno successivo.

La procura di Mlano (pm Piero Basilone e Alberto Nobili), e anche il giudice che ha spiccato la misura cautelare nei loro confronti, li considera responsabili di attentato per finalità terroristiche o di eversione in relazione all’invio di tre ordigni esplosivi. 

Gli arrestati sono tre anarco-insurrezionalisti: Giuseppe Bruna, 49enne, di Ferrara, Robert Firozpoor, 23enne iraniano infermiere nel Modenese ed attivo nel laboratorio libertario Ligera di Modena, e Natascia Savio, 35enne torinese, che è stata trovata in Francia nei pressi di Bordeaux, dove stava svolgendo lavori stagionali nel campo della viticoltura.

La ricostruzione dei carabinieri 

"Gli accertamenti svolti - precisano dal Ros - hanno evidenziato come i tre si fossero incontrati a Genova il 27 maggio 2017 per attuare il progetto eversivo. Nel capoluogo ligure, dove allora Bruna abitava prima di trasferirsi a Ferrara per svolgere attività di assistenza presso una struttura per anziani, i tre hanno acquistato i componenti per il confezionamento degli ordigni. Lo stesso Bruna e Savio, infatti,erano stati individuati dalle immagini di videosorveglianza della chiesa di San Luca, che li riprendeva mentre acquistavano presso un negozio gestito da cittadini cinesi le buste multiball all’interno delle quali sono stati nascosti gli ordigni. Nello stesso orario, in un adiacente internet point di Genova, erano stati ricercati in rete gli indirizzi dei destinatari a cui sarebbero stati inviati i pacchi esplosivi. Analoga ricerca era stata effettuata sul sito degli avvocati, da cui venivano scaricati mittenti fittizi. I tre arrestati si erano poi riuniti poco dopo venendo immortalati mentre passeggiavano camminando distanti. I tre, inoltre, avevano spento i telefoni proprio nell’orario a cavallo dell’acquisto dei componenti e delle ricerche web". 

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