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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Ragazzini rapinati e minacciati con una pistola, in cella un "baby boss" del centro storico

La Polizia ha eseguito due msure cautelari nei confronti di due ragazzi 18enni, uno dei quali è sospettato di aver commesso cinque rapine e successive estorsioni ai danni di minorenni

Negli ultimi mesi un particolare quadrante del centro storico - quello compreso tra piazza Matteotti, via Taglio e piazza mazzini - era diventato "terreno di caccia" da parte di alcuni giovanissimi malviventi. Una serie di rapine, aggressioni e minacce compiute lungo le strade che sono ritrovo delle compagnie di adolescenti durante il fine settimane in particolare. Baby gang, se piace il termine, oppure singoli episodi legati da qualche filo conduttore, se si preferisce. Sicuramente fatti criminali molto gravi, su cui in queste prime settimane dell'anno la Polizia di Stato ha lavoralo alacremente, giungendo finalmente ad una svolta.

VIDEO | Rapine ed estorsioni ai coetanei, ecco come agiva il "baby boss"

Nelle scorse ore la Squadra Mobile della Questura ha dato esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip. Nel mirino dell'Autorità Giudiziaria due ragazzi italiani di 18 anni uno finito in carcere e l'altro ai domiciliari. Sono accusati di diversi reati, tra cui rapina, estorsione e minacce. Principale indagato è il 18enne finito in cella, ritenuto l'autore materiale di almeno cinque rapine e delle singolari condotte che sono seguite ad ogni colpo. Nelle sue "scorribande" il ragazzo si sarebbe servito di diversi complici, alcuni dei quali sono in fase di individuazione da parte degli in quirenti, che stanno valutando le posizioni di una più vasta platea di giovani.

Gioielli nel mirino, poi le estorsioni

I cinque fatti analizzati nell'inchiesta sono stati commessi tra dicembre dello scorso anno e i primi di febbraio del 2022 e hanno visto come vittime sempre dei ragazzi minorenni, i quali hanno denunciato quanto accaduto, pur subendo oltre la prima rapina anche altre conseguenze.

Il fatto più eclatante è avvenuto in dicembre, quando un 17enne era stato bloccato, minacciato e colpito con diversi schiaffi. Il 18enne indagato gli avrebbe quindi rubato un anello e una collana,salcvo poi ricontattarlo attraverso i social network per proporre la restituzione dei gioielli (di poco valore in sè) dietro un compenso. Si erano quindi susseguiti alcuni appuntamenti tra la vittima, il 18enne e altri, tra cui anche la ragazza del presunto "baby boss". In uno di questi incontri era stata anche utilizzata una pistola, una scacciacani, con cui era stato esploso un colpo in aria. Minacciato a più riprese, il ragazzo aveva versato sia in contanti che tramite bonifico la somma considerevole di 13mila euro ella speranza di riavere indietro i monili, o più probabilmente di concludere l'incubo nel quale era stato trascinato.

Anche gli episodi successivi hanno avuto lo stesso tenore. A dicembre un giovane era stato derubato di un costoso giaccone all'interno di un locale di Piazza Mazzini, a gennaio un'altra vittima era stata privata di una collana in oro dopo essere stata strattonata in strada. A gennaio altri due fatti simili, sempre con protagonista il 18enne finito in carcere: altre due collane rubate. In un caso era stata mostrata una pistola, nell'altro la vittima è stata contattata attraverso Instagram con l'invio della foto di proiettili, con la richiesta di aiutare ad individuare un altro potenziale soggetto da derubare fra la sua cerchia di conoscenti.

La refurtiva al Compro Oro

Come detto, la Polizia era sempre intervenuta in centro storico dopo le segnalazioni e in un caso era anche riuscita a recuperare la pistola, che si era rivelata una scacciacani priva del tappo rosso, del tutto indistinguibile da un'arma vera. Gli inquirenti hanno anche tracciato la refurtiva, scoprendo che il 18enne si serviva di un Compro Oro, al quale rivendeva la merce rubata. Nel complesso il "guadagno" è stato solo di alcune centinaia di euro, se si esclude la grossa somma derivante dall'estorsione. Parte dei gioielli sono stati recuperati, altri erano già stati avviati alla fusione.

Il contesto del centro

Vittime e aguzzini frequentavano di fatto gli stessi luoghi e si conoscevano almeno di vista. Vuoi per amicizie comune, vuoi per la frequenza scolastica. Da quanto emerso dall'indagine, il 18enne sceglieva con attenzione le proprie vittime, sondando tra i gruppi che nei fine settimana frequentano quelle zone del centro. Quel quadrante di città, infatti, è frequentato da centinaia di gruppi di amici, che sostano in strada e nelle piazze per lunghe ore. Dopo il colpo le vittime venivano regolarmente ricontattate attraverso Instagram per avviare le richieste di denaro.

L'episodio di dicembre quando fu esploso un colpo in aria ha innescato non solo l'indagine, ma anche una serie di denunce successive da parte dei ragazzi, che probabilmente hanno trovato il coraggio di farsi avanti. Le famiglie delle vittime erano rimaste all'oscuro fino all'intervento delle forze dell'ordine.

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