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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Bancarotta fraudolenta: in manette tre calabresi pluripregiudicati

A seguito della cessione delle proprietà immobiliari di una società che avevano appena rilevato, avevano distratto fondi per 1,5 milioni di euro per poi girarli ad amici e familiari

Avevano assunto l'amministrazione di un'azienda per svuotarla completamente della liquidità disponibile (1,5 milioni di euro) accumulati dalla cessione del proprio patrimonio immobiliare in prossimità della dichiarazione di fallimento. Per questa ragione la Guardia di Finanza di Modena ha provveduto alla denuncia di tre calabresi, di cui due tratti in arresto il primo agosto, con l'accusa di bancarotta fraudolenta aggravata in concorso. Questi i risultati ottenuti dalle Fiamme Gialle nell'ambito dell'operazione "Black Swan", dal nome della società capogruppo andata in crisi.

Pluripregiudicati con precedenti penali specifici, gravati da una precedente inabilitazione all'esercizio dell'attività commerciale, i calabresi hanno continuato a sviluppare le loro "iniziative imprendotriali" con l'unica finalità di impossessarsi in modo fraudolento delle risorse finanziarie distratte dal fallimento. Non solo: cercando di rendere ancor più difficoltosa per la ricostruzione dell'intera vicenda, questi imprenditori avevano provveduto a distruggere tutta la contabilità della società. A seguito della cessione dell'immobile di proprietà della società del valore di oltre 3 milioni di euro, sui conti aziendali sono stati versate somme per circa 1,5 milioni di euro: tali risorse, però, non sono state impiegare per risanare i debiti, bensì distratte nel giro di pochi giorni mediante pagamenti in favore di altri soggetti che non avevano alcun legame economico con la società fallita oppure attraverso trasferimenti su conti correnti personali intestatoi all'amministratore di fatto, uno dei due arrestati. Quest'ultimo, a sua volta, avrebbe provveduto ad affettuare prelievi di contanti ed emettere numerosi assegni circolari in favore di familiari  e conoscenti, i quali hanno compiuto ulteriori operazioni di trasferimento per ostacolare l'identificazione del flusso e la sua provenienza illecita (la cosa ha portato all'emissione di diverse denunce per usura). Alla fine, gli arrestati sono stati condotti al carcere di Sant'Anna a disposizione della Magistratura. Disposto il sequestro peventivo delle somme (1,5 milioni di euro) illecitamente sottratte.

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