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Cronaca

Mafie, in Emilia sempre più sequestri di beni. Ma la confisca tarda

Il distretto di Bologna, che ricomprende anche Modena, è l'ottavo in Italia per quantità di beni sequestrati e il fenomeno è in crescita. Ma tempi e modi per il riutilizzo sociale dopo la confisca sono ancora lunghi e difficoltosi

I dati ministeriali resi noti a maggio 2015 confermano la contemporanea crescita di due tendenze contrastanti. Una positiva, che vede l'aumento dei provvedimenti giudiziari di sequestro dei beni alle mafie. L'altra negativa, che registra un sostanziale blocco della destinazione finale di quei beni, non ancora avviati ad un riutilizzo sociale “pulito”. Si tratta di immobili, cioè appartamenti, condomini, sedi industriali e commerciali, terreni agricoli coltivabili e/o edificabili, ma anche denaro, assegni, conti correnti, marchi aziendali, veicoli aerei, bus, tir o persino titoli finanziari, obbligazioni ed intere aziende. 

Nell'ultimo biennio aggiornato al 1° marzo 2015, i nuovi procedimenti giudiziari di sequestro, avviati nel Distretto di Bologna - la giurisdizione che ci riguarda - sono ben 32, ponendoci all'8° posto nazionale dopo Palermo, Napoli, Roma, Milano. In Emilia-Romagna, se dal 2011 ad oggi i beni sequestrati sono stati n° 1.178, nell'ultimo biennio si parla di n° 352, di cui ben 177 immobili ed aziende: nell'ordine, Srl, imprese individuali, cooperative (in crescita).  A questi numeri vanno aggiunti la quarantina di patrimoni sequestrati con l'inchiesta Aemilia. 

Però le confische definitive nell'ultimo biennio e fino a febbraio 2015, sono invece solamente 2 per "beni mobili" - somme di denaro tra Bologna e Modena - e  zero per "beni immobili". Un dato criticato fortemente dalla Cgil: “Sconfortante è la residuale entità dei beni confiscati, con definitiva destinazione per un loro riutilizzo sociale, bloccato a 3,8 beni su 100! Un'enorme ed inaccettabile criticità, derivante da intoppi che vanno risolti con urgenza e coinvolgendo la rete delle strutture presenti e che governano il territorio. Un intoppo, perché il tutto è tenuto a passare da quell'unico e stretto imbuto che è l'Agenzia Nazionale che gestisce i beni sequestrati e confiscati alle mafie. Fatto sta che i beni destinati in via definitiva negli ultimi due anni, nelle nostre province emilianoromagnole, sono stati solamente 5”.

Da qui la proposta del sindacato, che ha lanciato una legge di iniziativa popolare (“Io Riattivo il Lavoro”) anche per rendere più efficace la gestione dei bene sequestrati e confiscati.

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