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Cronaca San Cataldo / Strada Cimitero San Cataldo

Porta Aperta, disagio e povertà viste dal centro di volontariato diocesano

La struttura di via Cimitero S. Cataldo, che si appresta a compiere 35 anni di vita, traccia il bilancio della su attività di volontariato e di accoglienza. Numeri che testimoniano la forte crisi socio-economica che investe le fasce più deboli e gli stranieri

Porta Aperta ha presentato negli scorsi giorni il proprio bilancio sociale, nel quale si tirano le fila delle attività svolte dall'associazione dal 2008 ad oggi. Il centro di accoglienza promosso dalla Caritas diocesana è diventato nel corso degli anni un punto di riferimento fondamentale per il mondo del volontariato, ma soprattutto per una fascia sempre più alta di utenti disagiati

L'attività di Porta Aperta, che coinvolge oltre 400 volontari modenesi, passa abbastanza in disparte rispetto alle cronache cittadine, anche per via della sua collocazione in una zona periferica e isolata della città, ma è un importantissimo termometro del disagio sociale ed economico, oltre che un'istituzione ormai indispensabile nella rete assistenziale locale. Il complesso della Madonna del Murazzo gestisce un ampio numero di servizi, dalla prima accoglienza alla mensa serale, dall'ambulatorio medico alla consulenza legale, con volumi di utenza che suscitano preoccupazione.

Le cifre del bilancio sociale parlano chiaro: il numero di persone in difficoltà è in costante aumento. Dopo il picco di accessi registrato nel 2011 a causa dell'arrivo dei profughi dal Nord Africa, i valori si sono di nuovo assestati in modo non molto rassicurante. Nel 2012 sono state 1.745 le persone che hanno chiesto aiuto e consulenza a Porta Aperta per le più svariate ragioni. Sono invece 332 coloro che più o meno regolarmente usufruiscono delle docce e dei servizi per l'igiene personale, con incrementi di nuovi utenti di diverse centinaia ogni anno. Il dormitorio ha poi ospitato 70 persone, inviate per lo più dalle strutture sanitarie e dalle istituzioni del territorio, anche a seguito della grave Emergenza-freddo.

La mensa resta uno dei punti di riferimento primari. Da servizio rivolto per lo più ad immigrati impiegati in lavori di basso livello ad andamento stagionale, la mensa negli ultimi anni vede un accesso per lo più costante per tutto l’anno segno che le persone che vi accedono trovano in essa il solo pasto completo della giornata. Cambia anche la composizione degli utenti, da prevalenza di stranieri, anche se in numeri assoluti relativamente bassi, gli italiani costituiscono la seconda nazionalità. Nel complesso lo scorso anno sono stati serviti 14.804 pasti, a fronte di 938 utenti.

Un altro segnale viene dall'attività dell’ambulatorio. I volontari forniscono cure mediche ad un numero sempre crescente di persone la cui salute è minacciata dalle condizioni di vita precarie, ma anche ad immigrati, talvolta irregolari, che preferiscono evitare le strutture Ausl. Nell'ultimo anno il numero delle visite mediche è quasi raddoppiato, fino a quota 2.318, e ha riguardato 882 persone, di cui oltre la metà non si erano mai rivolti prima ai volontari della Madonna del Murazzo.

Infine è giusto sottolineare il servizio di distribuzione di alimentari alle famiglie inviate dalla Caritas diocesana, per il quale il 2012 è stato un anno record. Purtroppo, nonostante il moltiplicarsi di centri di distribuzione periferici, Porta Aperta ha consegnato viveri a ben 920 famiglie ( 2.667 persone di cui un quinto minori). É proprio quest'ultimo elemento che, messo a sistema con gli altri, esprime in maniera inequivocabile l'importanza di Porta Aperta come presidio rivolto ai più deboli e agli stranieri. Malgrado il calo di donazioni, il ruolo del centro accoglienza è ormai consolidato nella rete istituzionale e sono sempre tanti i volontari, specialmente giovani, che vi prestano la loro opera. E questo fa ben sperare per la sua piena efficienza nei tempi a venire, nei quali, purtroppo, Porta Aperta pare destinata ad essere sempre più frequentata.

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