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Cronaca

Boom del gioco d'azzardo, tra camorra e piaga sociale

Dati significativi presentati dalla Cgil di Modena sul gioco nel nostro terriotrio, tristemente noto per essere una delle principali basi logistiche dei clan dei Casalesi. Circa 70mila i giocatori in provincia, e crescita straordinaria delle imprese del settore

Il tema del gioco d'azzardo riempie sia le cronache nere dei giornali sia quelle delle tematiche sociali, ma nella società modenese si riscontra tutt'ora una grande sottovalutazione del problema. Questa in sintesi la posizione della Cgil modenese, che coglie l'occasione di un incontro avuto in sede nazionale con la Presidenza della Camera su una nuova proposta di legge, per riaprire il tema legato al gioco e alla malavita, fornendo dati molto interessanti.

“Ogni giocatore emiliano e modenese, spende 1.800 euro l'anno nel gioco d'azzardo, legale e non: vale a dire dieci volte l'Imu di una media prima casa modenese. Un fenomeno, che, con diverse gradazioni, riguarda circa 70.000 persone, tra anziani, giovanissimi e stranieri che vivono nella nostra provincia. La stessa Emilia-Romagna vanta un bel terzo posto in Italia, con i 339 milioni raccolti dall'Agenzia dei Monopoli, grazie al giro delle giocate”, illustra il responsabile d'area della Cgil Franco Zavatti.

É un dato di fatto che il settore imprenditoriale legato alle scommesse, videopoker, slots, bingo e gioco online è l'unico in espansione - nonostante o grazie alla crisi - con un +67% di imprese specializzate nell'ultimo anno in provincia di Modena. Un vero e proprio boom che però nasconde anche il lato oscuro degli affari del crimine organizzato.

Già si sapeva, da risultati di indagini, del collaudato sistema estorsivo per imporre le macchinette ai gestori locali, sotto forma di un "premio di avviamento" che va dai 3.000 ai 5.000 euro. Minacce ed incendi dolosi ai danni di aziende che noleggiano o vendono le slots e, sempre nello stesso quartiere dei Torrazzi, la GdF entra alla Gari-srl il cui titolare è considerato vicino al clan Madonia, e confisca beni per 40 milioni di euro. La Squadra Mobile, in un giro di bische, trova dei videopoker illegali, trasformabili a telecomando. La relazione della DDA di Milano che inquadra la crescita degli affari dei clan camorristi anche alle ingenti forniture di macchinette “intestate a prestanome modenesi”. Poi la vera e propria maxi inchiesta della Direzione Antimafia della Procura di Napoli, con il più duro colpo mai inflitto ai clan legati al boss Francesco Schiavone.

“Ad una lettura un po’ attenta degli elenchi – illustra Franco Zavatti – emergono sorpresa e sconcerto,o meglio,una doccia fredda per la realtà modenese. Nell'insieme dei 166 indagati, se ne contano ben 41 con residenza in provincia di Modena. Oppure 42, considerando il “modenese” Femia che si occupò delle gravissime minacce contro il nostro giornalista Giovanni Tizian. Delle 57 persone finite in manette, se ne contano poi ben 13 risiedono nei diversi comuni della nostra provincia. Nomi di spicco, quali Ardente, Di Puorto, Noviello, Pagano, Padovani, Scarano, Sola. Tutto ciò accompagnato dal sequestro di beni, corrispondenti a 347 immobili, 148 aziende, 247 rapporti bancari e quote societarie per oltre un milione”. Numeri che non possono lasciare indifferenti e contro i quali la Cgil rinnova il proprio appello alle istituzioni locali e nazionali, così come alle associazioni imprenditoriali, per arginare il radicamento mafioso a colpi di legalità

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