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Cronaca

Carceri: Alberto Maio racconta la Casa Lavoro di Saliceta su 7 Gold

E' situata in quella che oggi potremmo definire la prima periferia, in tanti passano davanti alla struttura tutti i giorni, i pochi sanno cosa avviene all'interno; Alberto Maio approfondisce il tema

A Saliceta San Giuliano si trova l'ultima casa lavoro rimasta oggi in Italia e ospita 362 "internati", divisi, oltre a Saliceta, tra le sezioni di Castelfranco e Sulmona, secondo gli ultimi dati forniti dal ministero della Giustizia. Sono strutture spesso dimenticate, anche dalle istituzioni, dove abbondano i casi di "Ergastoli bianchi" e dove non si sa quale sia il tempo medio di permanenza degli internati: "Questo è uno degli aspetti più sconcertanti, per questo la casa lavoro è peggio di un carcere. Gli internati sanno quando entrano ma non quando escono", denuncia Costante Gelmuzzi, volontario a Saliceta. Alberto Maio in un servizio con lo "Speciale TG7" andato in onda su 7 Gold, racconta cos'è esattamente una casa lavoro: "Con questo servizio ho voluto raccontare la situazione delle case lavoro, cadute ormai nel dimenticatoio da troppo tempo - spiega Maio -. È un carcere a tutti gli effetti". Gli stessi internati hanno recentemente alzato la voce inviando al ministero della Giustizia una lettera per protestare contro il disagio e la situazione in cui si trovano: "L'internato altri non è se non un ex detenuto - scrivono -. Destinato alla casa lavoro, quindi a un'ulteriore privazione della libertà, dopo aver espiato per intero la pena detentiva per cui era stato destinato per una violazione penale".

L'educazione alla socializzazione e al reinserimento in società è lo scopo delle case lavoro. Così, oltre alle attività all'interno dell'istituto, viene concessa agli internati una licenza di 30 giorni all'anno: "Durante questo periodo devono dimostrare di volersi reintegrare nel territorio. Il periodo di licenza viene poi esaminato dalla commissione per capire il grado di pericolosità dell'internato", spiega Annamaria Colembo, educatrice presso la casa di Saliceta. Concluso il periodo di licenza, si passa alla fase di sperimentazione: "Questa fase finale prevede una durata di sei mesi, durante i quali la persona prova a reinserirsi attraverso il lavoro. Soltanto alla fine di questi sei mesi si arriva a una decisione definitiva, ma le proroghe continuano a essere molto numerose".

"Sono qui dal '97 e non so se uscirò mai - ha raccontato un internato a Maio -. Ogni volta che viene fissata la data della mia scarcerazione arriva una proroga". A volte non è un problema di pericolosità dell'internato, ma la mancanza dell'aggancio esterno per trovare un'occupazione, così la commissione proroga la pena. Non è semplice capire perché gli internati vengano definiti "socialmente pericolosi". "Quasi l'80% dei detenuti è tossicodipendente. Non stiamo parlando di killer, stupratori e pedofili ma di gente che ha commesso reati a causa del proprio disagio sociale, in psicologia vengono definite personalità con struttura borderline. Dovrebbero essere seguiti all'interno di una struttura psichiatrica, non stare qui", spiega Federica Dallari, direttrice della casa lavoro.

Di 88 ex detenuti presenti a Saliceta, soltanto 20 hanno un'occupazione, 14 sono in fase finale di sperimentazione, 2 sono impegnati in una cooperativa sociale, 4 si dedicano alla cura dell'orto del centro. Il resto trascorre il tempo "giocando a pallone - dice uno di loro con un sorriso ironico - è l'unico svago qui". Ci sono poi gli operatori del centro che aiutano e sostengono i reclusi facendo ripassare loro anche qualche materia scolastica. Ma la casa lavoro di Saliceta sembra esser caduta nell'oblio: "Quando abbiamo deciso di fare il servizio televisivo, gli stessi operatori sociali ci hanno chiesto il motivo della nostra scelta. Sono stati i primi a dirci che secondo loro non sarebbe interessato a nessuno", conclude Maio. Amare le conclusioni di Desi Bruno, garante dei diritti dei detenuti dell'Emilia-Romagna: "Le case lavoro dovrebbero essere chiuse perché non hanno una vera funzione sociale. Non c'è lavoro, e quindi sono una contraddizione".

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