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Cronaca Soliera

Imprenditore nel mirino dei Casalesi: "Pagaci o ti ammazziamo"

Custodia cautelare in carcere per due campani residenti in provincia di Modena: imponevano estorsioni finalizzate al sostentamento dei detenuti casalesi, in particolare del boss Sigismundo Di Puorto

Minacce, intimidazioni, il pizzo (5mila euro al mese), poi la macchina. Un Bmw X5. Un acquisto "obbligato" in concessionaria. Difficilmente avrebbe tenuto in mano il volante di quel suv nero. La volevano loro. A lui l'onere della rata mensile da 1600 euro. Poi l'incontro, la volontà di affrontarli a viso aperto per avere il Bmw, dopo mesi di angherie. Incontro che, però, non va a buon fine. Viene invitato ad aprire il cofano dell'X5, a dar loro le spalle. Una pistola. Un colpo. Sparato in aria. Il terrore. "Sai bene per chi lavoriamo - gli urlano - Se non ci paghi, noi ti ammazziamo".

ARRESTI - Questo uno degli episodi di estorsione documentati dalla Squadra Mobile di Modena contestati a due soggetti ritenuti affiliati al Clan dei Casalesi operanti nella nostra provincia, raggiunti ieri da altrettante ordinanze di custodia cautelare in carcere: in manette P. E, napoletano 25enne residente a Soliera, arrestato a Mirigliano di Napoli. Ordinanza notificata anche a T. M, pregiudicato 42enne originario del casertano residente a Campogalliano: l'uomo era già detenuto nella casa circondariale di Piacenza. Entrambi gli arrestati sono accusati di concorso in estorsione aggravata dalla partecipazione ad associazione di stampo camorristico.

PRESSING - L'indagine, soprannominata "Operazione Pressing 3", portata avanti in collaborazione con la Dda di Bolgona, è la naturale prosecuzione delle precedenti operazioni "Pressing" condotte negli ultimi anni a carico dei casalesi presenti nella provincia di Modena. Nell'ambito di queste operazioni, è emerso come alcuni componenti del gruppo fruissero della "manovalanza" offerta dai due soggetti tratti in arresto, autori di un'estorsione a carico di un piccolo imprenditore titolare di una palestra a Soliera.

CI MANDA IL BOSS - Le minacce e gli episodi di estorsione sopra raccontati risalgono al 2009: P. E. e T. M. erano deputati alla raccolta fondi per il sostentamento dei detenuti del clan di riferimento, quello che faceva capo a Sigismondo di Puorto, nome speso in più di un'occasione per intimidire e rendere chiaro alla vittima quale fosse il mandante delle estorsioni. Di Puorto, noto per avere costruito fortune con le estorsioni e con il gioco d'azzardo orbitante attorno al videopoker, non è un nome nuovo per la nostra provincia: viene, infatti, indicato come il tramite fra il territorio modenese e il clan degli Schiavone, di cui assunse la reggenza dopo l'arresto di Nicola Schiavone, figlio di Francesco Schiavone, detto "Sandokan". Arrestato nel 2010 a San Cipriano d'Aversa, Caserta, Di Puorto è stato raggiunto nel carcere di Sant'Anna di Modena da un altro avviso di custodia cautelare nell'estate del 2011 per le estorsioni imposte a imprenditori campani attivi nella nostra zona.

 

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