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Cronaca

Non ci furono accordi con la camorra nel casertano, Casari e Cpl assolti

Il Tribunale ha scagionato l'ex numero uno della cooperativa di Concordia dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per i lavori di metanizzazione nel casertano. Condannati invece gli imprenditori Piccolo e Schiavone

Si è chiusa oggi presso il Tribunale di Napoli Nord una delle tante vicende che vedono imputato Roberto Casari e altri ex dirigenti della CPL Concordia, travolta negli scorsi anni da un vero e proprio ciclone giudiziario. In Campania si giocava una partita molto delicata per l'ex presidente, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa per i lavori svolti dalla cooperativa in diversi comuni della provincia di Caserta.

Il verdetto è stato positivo per Casari, per ben 42 anni alla guida della coop: il giudice lo ha scagionato e con lui anche i dirigenti Giuseppe Cinquanta e Giulio Lancia. Il Tribunale ha così respinto ogni ipotesi di commissioni tra l'azienda modenese e i clan camorristici locali.

Sono invece stati condannati gli imprenditori che eseguirono i lavori, ritenuti legati al boss Michele Zagaria: Antonio Piccolo e Claudio Schiavone, rispettivamente a 10 e 6 anni. I pm Giordano e Maresca, avevano chiesto per i 5 imputati condanne tra 8 e 12 anni.

AGGIORNAMENTO: Con sentenza n. 9022/2019, del 12 marzo 2020, la Corte d’Appello di Napoli, sez. I Penale, ha confermato l’assoluzione di Giuseppe Cinquanta dal reato di cui agli articoli 110 e 416 bis c.p..

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