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Cronaca Castelnuovo Rangone

Castelfrigo e coop spurie, il Tribunale dà ragione ai lavoratori: era caporalato

Il giudice ha riconosciuto l'azienda colpevole di illecita interposizione di manodopera per i fatti del 2017 e precedenti, attraverso le coop cooperative ILIA e Work Service

Sono passati ormai quattro anni da quando i circa 120 lavoratori delle cooperative che fornivano manodopera alla Castelfrigo di Castelnuovo Rangone denunciarono la loro condizione aprendo una breccia nel mondo delle cosiddette coop spurie nel comparto modenese della lavorazione delle carni. Lavoratori formalmente soci-dipendenti di società cooperative che operavano in appalto nelle fabbriche, consentendo alle aziende di abbassare il costo del lavoro senza assumersi gli oneri di un'assunzione diretta. Ma gestendo di fatto il personale allo stesso modo.

La complessa vicenda della Castelfrigo fu oggetto di un ricorso da parte dei lavoratori delle cooperative ILIA e Work Service, sul quale il Tribunale di Modena si è finalmente pronunciato. Il giudice ha riconosciuto l'azienda di Castelnuovo pose in essere un'illecita intermediazione di manodopera e i lavoratori sono stati riconosciuti come dipendenti diretti della committente.

"Grazie a questa coraggiosa protesta si accendevano i riflettori, anche pubblici, sulle nuove forme di caporalato che ancora oggi caratterizzano larga parte dell'industria emiliano-romagnola, esercitato tramite appalti affidati a cooperative e società di dubbia provenienza e sostenibilità - spiega l'avvocato Claudia Candeloro - Questa è una vittoria importante per questi lavoratori, che finalmente attesta le loro ragioni, ma importante anche per l'intero settore produttivo: gli appalti selvaggi, dati a società e cooperative dalla dubbia provenienza e legittimità al solo fine di eludere i diritti dei lavoratori, sono illegittimi e i lavoratori devono essere riconosciuti come diretti dipendenti delle committenti".

La Castelfrigo non superò quelle vicende, che ne minarono la stabilità, fino a giungere alla procedura fallimentare del 2019, con il conseguente licenziamento di tutti i lavoratori. L'anno scorso il Gruppo Cremonini, colosso modenese del settore, si è aggiudicato tutti i beni dell'azienda per 7 milioni di euro, attraverso la controllata Inalca. 

Nell'aprile dello scorso anno si era conclusa anche una seconda procedura di licenziamento per 70 lavoratori, quegli stessi che avavano fatto ricorso. Una seconda doccia fredda, dal momento che la procedura svolta sotto la supervisione dell’Agenzia Regionale per il Lavoro dell’Emilia-Romagna, ha stabilito che quei dipendenti sarebbero stato licenziati anche se il Tribunale avesse riconosciuto il loro rapporto di dipendenza diretta dalla Castelfrigo srl, come appunto avvenuto in queste ore.

I lavoratori si sono opposti anche a questa decisione, sempre attraverso la legale bolognese Claudia Candeloro, che ha dichiarato: "Ora la Castelfrigo LV, subentrata alla Castelfrigo, reintegri i lavoratori nel proprio posto di lavoro e ponga fine a questa illegittima esclusione che si protrae, ormai, da troppi anni".

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