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Cronaca Sacca

Cie Modena, il gruppo regionale leghista chiede le dimissioni del garante

Il capogruppo Mauro Manfredini e i suoi consiglieri chiedono la testa di Desi Bruno: "La garante non deve cambiare la legge, ma assicurarsi che venga applicata"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ModenaToday

“Rimaniamo esterrefatti di fronte alle dichiarazioni del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, avv. Desi Bruno, che si congratula per la decisione del Ministro dell'Interno Cancellieri di chiudere definitivamente il CIE di Modena, nonostante fosse quello che, numeri alla mano, più efficacemente assolveva al suo compito: identificare ed espellere gli stranieri indebitamente presenti nel territorio italiano".

Lo hanno dichiarato i consiglieri regionali della Lega Nord, Mauro Manfredini, Manes Bernardini, Stefano Cavalli e Roberto Corradi, ricordando alla Garante che le condizioni di vita degli ospiti della struttura modenese, a suo dire "pessime", non c’entrano nulla con l'istituzione dei CIE. Contestarne l'esistenza, appellandosi al fatto che la vita al suo interno non è delle più agiate, va al di là dei compiti di garanzia dei diritti affidati al Garante, debordando in un ruolo più prettamente politico e indicando, di conseguenza, una disonestà intellettuale che non può essere perdonata.

Per analogia, infatti, nessuno (beh, quasi nessuno!) si azzarderebbe ad affermare che le prigioni vanno chiuse e i carcerati liberati in toto, solo perché le condizioni al loro interno sono in molti casi critiche ed è quindi lecito discutere su come migliorarle. L'Avv. Bruno, poi, insiste nel sottolineare che, ai sensi dell'art.13 della Costituzione, queste persone non potrebbero essere trattenute in quanto non hanno commesso alcun reato, dimenticandosi, forse per distrazione, che molti degli interessati almeno un reato l'hanno commesso: quello di immigrazione clandestina e di permanenza illegale nel territorio dello Repubblica. Senza contare il fatto che la stragrande maggioranza di chi è trattenuto nei CIE si rifiuta di collaborare con le autorità della Nazione in cui sembrerebbero interessati a vivere nelle procedure di identificazione, ben consci che basta resistere al massimo 18 mesi (mantenuti a spese della collettività) per poi essere rilasciati.

Ci complimentiamo, infine, per la spettacolare acrobazia intellettuale che porta l'avv. Bruno a lanciarsi in dichiarazioni a sostegno della chiusura del CIE di Modena proprio in virtù della manifesta e cronica incapacità di "assicurare un trattamento umano e rispettoso della dignità", schivando del tutto la ratio per la quale esistono i CIE, cioè l'allontanamento dal territorio nazionale di persone presenti illegalmente, a cui lo Stato non è in grado (e come potrebbe esserlo?) di assicurare un'esistenza dignitosa e stabile.

Furbescamente poi, l’avv. Bruno si accanisce contro la Bossi-Fini, anche se i CIE (prima CPT) nascono con la Turco-Napoliano e non trova soluzioni concrete e accettabili a questo problema, che forse risolverebbe con un ‘tutti liberi’ che di certo non rientrerebbe in quel bisogno di legalità e sicurezza che le nostre comunità ci chiedono a gran voce. Ancora una volta - concludono i consiglieri - si usano due pesi e due misure e ancora una volta vediamo un garante che, anziché assicurarsi che le leggi siano applicate (e i conseguenti diritti garantiti), si atteggia a legislatore. Chiediamo, pertanto le dimissioni dell’avv. Bruno, in questo modo potrà iscriversi ad un partito, candidarsi alle prossime elezioni politiche e proporre in Parlamento provvedimenti coerenti con le proprie idee.

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