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Cronaca Carpi

Amianto nell'acqua di Carpi, al via i lavori sperimentali all'acquedotto

Un composto chimico verrà immesso nelle tubature della rete idrica, per "sigillare" le vecchie tubature con uno strato protettivo che impedisca il rilascio di fibre di amianto. Perplessità dall'Osservatorio Amianto: "Cittadini non sono cavie"

A seguito delle decisioni prese dal tavolo tecnico-scientifico composto dai rappresentanti di Comune di Carpi, ATERSIR, AIMAG, HERA, IREN, SORGEACQUA e Federutility, stanno partendo i lavori alla rete idrica carpigiana, per contrastare la presenza, seppur infinitesimale, di particelle di amianto in soluzione. Il piano di intervento, validato dall’Azienda USL su parere dell’Istituto Superiore di Sanità, durerà per un periodo di almeno sei mesi. L’impianto ha una struttura molto semplice e consente sostanzialmente di immettere nella rete, dalla sua partenza alla centrale di Fontana di Rubiera, un formulato a base di fosfato monosodico alimentare e zinco con effetti protettivi alle tubazioni in cemento amianto perché all’interno si favorisce la formazione di una pellicola di idrossicarbonato di zinco.

 “Si tratta di un formulato – spiega il dott. Italo Melchiorre, esperto del settore e consulente di AIMAG – ampiamente testato e applicato in Italia ed in altri paesi da decenni”. L’attività di monitoraggio consentirà di verificare le variazioni sulla presenza di fibre di amianto e di registrare i miglioramenti nella rete idrica cittadina. Il monitoraggio riguarderà quattro punti fissi nella tratta dell’adduttrice presa in esame e una trentina di altri punti in città che, a rotazione, verranno campionati, con una frequenza di 14 campioni al mese. Verranno tenuti sotto controllo tutti i parametri sia chimici che microbiologici, come previsto dalle indicazioni dell’AUSL. Le analisi verranno pubblicate sul sito del Comune di Carpi, nella specifica sezione informativa.

Ma l'intervento non trova tutti concordi. Ad intervenire è stato Giancarlo Ugazio, professore in pensione di Patologia generale della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Torino e vicino all'Osservatorio nazionale Amianto: “Vogliono sperimentare il composto anti-amianto? Lo facciano su un solo tubo, su un solo pezzo di acquedotto in modo da verificare i risultati prima di fare una sperimentazione che coinvolga i cittadini, trattandoli un po' come cavie”. Per il professore torinese infatti, il caso di Carpi con i suoi picchi di presenze di particelle è unico nel panorama nazionale e dunque va trattato con attenzione”.

Proprio l'Osservatorio nazionale Amianto ha seguito con attenzione le vicende di Carpi e si è detto disponibile a sostenere eventuali azioni di chiarificazione o addirittura una class action, qualora i cittadini volessero intraprenderla. “Noi non andiamo in giro creare problemi ma agiamo su richiesta della popolazione – ha spiegato Ezio Bonanni dell'Osservatorio - Resta il fatto che io l'acqua di Carpi, con le fibre di amianto non la berrei e nemmeno consiglierei a qualcuno di berla”. 

Sul fronte istituzionale e delle multiutility che gestiscono la rete idrica arriva però l'ennesimo appello alla calma, per evitare inutili allarmismi, già smentiti mesi or sono dall'Azienda Sanitaria locale. Mirko Arletti, presidente Aimag, ha giudicato "risibile", l'idea di una azione legale collettiva. “Comunque io lo sfido a farla ha provocatoriamente dichiarato Arletti - così ci sarà da ridere e vedremo come faranno a dimostrare che abbiamo fatto qualcosa in meno di quello che la legge prevede”.

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