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Cronaca

Di più e sempre più giovani, ritratto dei tossicodipendenti modenesi

Crescono i numeri e si modificano le abitudini dei consumatori di stupefacenti sul nostro territorio. In cura al Sert di Modena sono 2.346, con un aumento esponenziale dei giovanissimi. Parla il dott. Claudio Ferretti

La cronaca è spesso piena degli episodi criminosi legati allo spaccio di sostanze stupefacenti, ma poco, e forse mal volentieri, si parla di chi si trova dall'altro lato della trattativa: i consumatori. Chi permette di fare luce sul consumo di droga è – extrema ratio – il Servizio Tossicodipendenze dell'Azienda Usl, che proprio oggi ha fornito un quadro interessante della propria attività. Proprio in occasione della conferenza stampa con cui la Squadra Mobile ha comunicato l'esito positivo dell'operazione antidroga “Marco Polo 2012”, in Questura era presente anche il dottor Claudio Ferretti, responsabile del Sert cittadino.

Ferretti ha tracciato un affresco preoccupato del consumo di droga, fornendo alcuni elementi utili a capire come mutano nel tempo le abitudini sul territorio modenese. Innanzitutto i numeri. Il dato più evidente è quello di una crescita corposa del numero di pazienti in carico al servizio che cura le dipendenze patologiche. Attualmente sono 2.346 le perone che seguono un percorso di disintossicazione: questo non può coincidere per forza con un aumento del numero complessivo dei consumatori, ma indica sicuramente che sempre più persone fanno commettono abusi in tal senso.

“Per la prima volta, dallo scorso anno la cannabis è diventata la prima droga di abuso, soppiantando la cocaina. L'eroina è invece a livelli stabili, con circa 50 o 60 pazienti l'anno – ha spiegato il dottor Ferretti - L'altro dato molto interessante è il forte incremento dei giovani di età inferiore ai 19 anni, ma anche al di sotto dei 15 anni. Per la prima volta abbiamo avuto pazienti giovanissimi. C'è una vera e propria emergenza, se pensiamo che il numero complessivo dei giovani dai 15 ai 24 anni è passato in un anno da 71 a 113. Sono ragazzi che arrivano da noi in media a 18 o 19 anni, il che significa che hanno iniziato a consumare droga almeno un anno prima”.

Cresce anche l'uso di eroina fumata, che viene percepita come qualcosa che non dà dipendenza, rispetto al “vecchio” metodo dell'iniezione in vena. “Allo stesso modo, in questo momento la cannabis viene molto banalizzata nell'immaginario pubblico, ma diventa molto pericolosa anche perchè associata al consumo di alcool”, spiega Claudio Ferretti, che poi sottolinea come il contesto sociale di provenienza di un giovanissimo consumatore di stupefacenti possa fare la differenza. “Un ragazzo che con gli amici si fa uno spinello al giorno, ma con un contesto di buona famiglia alle spalle, può essere recuperato con un intervento sanitario mirato. Cosa ben diversa è se chi si droga proviene da situazioni familiari difficili o magari è un immigrato di seconda generazione e frequenta ambienti più disagiati: si tratta in quel caso di persone molto più fragili che entrano nel circuito della devianza”. Proprio nei confronti di questi ragazzi occorre prestare massima attenzione e concentrare gli interventi.

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