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Cronaca

Truffa del fotovoltaico, CPL difende le scelte fatte in Puglia

La coop di Concordia sottolinea come la nuova indagine sia precedente al nuovo corso dirigenziale. E si dice pronta a spiegare la correttezza dell'operato nella realizzazione dei campi solari nel barese

Il Cda di Cpl Concordia prende di nuovo le distanze dai sequestri nei giorni scorsi da 16 milioni di euro che hanno colpito la cooperativa per una contestata truffa nel fotovoltaico in provincia di Bari (otto impianti sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza di Monopoli, che ha notificato 14 informazioni di garanzia, emessi dal gip di Modena su richiesta della Procura, ad altrettanti progettisti e rappresentanti legali di società del settore dell'energia solare).

"I fatti che vengono addebitati a Cpl sono tutti antecedenti alla costituzione della nuova governance avvenuta il 29 aprile 2015 e non interessano alcun esponente del nuovo Consiglio di amministrazione", rimarca in una nota la cooperativa modenese, che da tempo cerca di ritornare nella white list prefettizia dopo la bufera per i fatti della metanizzazione di Ischia.

E "il provvedimento in questione è del tutto distinto da quello per cui Cpl è sottoposta ad interdittiva antimafia, in questi giorni al riesame delle istituzioni preposte", sottolinea sul punto la coop. Che prosegue: "Fatto salvo il ruolo della magistratura, cui spetta dimostrare la sussistenza di condotte criminose dei singoli e nei confronti della quale il Cda ribadisce il pieno rispetto e la massima fiducia, la cooperativa ritiene di aver operato nell'assoluto rispetto delle norme al tempo vigenti, che delineavano un quadro di estrema complessità, che richiese tra l'altro l'intervento della Corte Costituzionale".

Cpl nel merito degli ultimi fatti contestati evidenzia inoltre che, "come riportato nei bilanci, le società cui sono intestati gli impianti hanno effettivamente svolto la costruzione e la gestione e quindi non sono società fittizie"; che "ciascun impianto è autonomo da quello adiacente come richiede la normativa; che "la finalità economica dell'iniziativa era, una volta realizzati, di cedere gli impianti a terzi"; che "la vendita sarebbe risultata piu' agevole se gli impianti fossero stati di dimensioni ridotte".

Tuttavia, gli allora responsabili sono già stati sospesi: "Pur essendo convinti che l'operato della cooperativa sia stato corretto e che sarà possibile dimostrarlo in sede di giudizio, il Cda ha deliberato in via cautelativa l'immediata sospensione delle quattro persone coinvolte nell'indagine", conclude la cooperativa.

(DIRE)

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