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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Medolla

Crollo della Haemotronic, la Procura verso l'archiviazione

Le lunghe indagini sul capannone di Medolla che crollò durante la scossa del 29 maggio 2012 causando la morte di quattro lavoratori sono ormai giunte al termine. Il Procuratore si dice molto perplesso sull'ipotesi di rinvio a giudizio e ritiene ormai probabile l'archiviazione

Sono passati ormai quasi due anni e mezzo dal tragico 29 maggio 2012, quando la seconda forte scossa sismica colpì la Bassa, causando il crollo dei capannoni industriali fra i quali a pagare il prezzo più alto in termine di vite umane fu la Haemotronic di Medolla, dove rimasero sotto le macerie quattro lavoratori. L'indagine della Procura della Repubblica di Modena che ne seguì si è protratta fino ad oggi, ma pare ormai ad una svolta significativa.

É lo stesso Procuratore Vito Zincani a riferire la linea di indirizzo che dovrebbe portare in tempi molto brevi all'archiviazione del caso. “Siamo molto perplessi sulla possibilità di un rinvio a giudizio”, spiega Zinacani impegnato nell'esame di un'imponente mole di documentazione prodotta in questi lunghi mesi di indagini, sottolineando poi come il caso della Haemotronic sia caratterizzato da una “complessità tecnico-giuridica” fuori dal comune. Nessun elemento lampante dunque, che abbia permesso di rilevare con chiarezza una qualsivoglia responsabilità penale in merito alla costruzione  materiale del capannone di Medolla o alla gestione di quanto avvenuto tra le due scosse sismiche. Da qui la decisione della Procura di Modena ad intraprendere una linea estremamente prudente.

Proprio i metodi costruttivi sono stati al centro dell'inchiesta, la quale era chiamata a stabilire – sintetizzando grossolanamente – se per caso la struttura fosse stata costruita secondo criteri contrari alla legge. Ma come noto, la totalità dei capannoni crollati durante il sisma rispettava le normative edilizie vigenti all'epoca dei fatti, a fronte di un territorio la cui classificazione sismica non prevedeva regole speciali. Poi fu la calamità a smentire la burocrazia.

Le indagini sono perciò scivolate verso un terreno molto scosceso, che da un lato ha riguardato i criteri di buona costruzione e dall'altro l'opportunità di riavviare l'attività in una struttura, dichiarata perfettamente agibile a seguito della prima scossa del 20 maggio. In particolare, suggerisce Zincani di fronte alle prassi edilizie riconosciute legittime, stabilire un rinvio a giudizio significherebbe “mettere sotto processo il modo di costruire di una certa epoca”.

In nessuno di questi campi sono balzati all'occhio evidenti tracce di responsabilità, fatto che pare consigliare alla Procura una rapida archiviazione del caso, così come avvenuto per la quasi totalità delle strutture danneggiate nella bassa in quella tragica primavera di due anni fa.

Sisma, le maceria della Haemotronic

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