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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Curiosità Modenesi | Le 3 leggende delle creature magiche modenesi

Tre leggende su tre figure magiche e misteriose che secondo la saggezza popolare hanno attraversato i nostri boschi e le nostre montagne

LA FATA DI SESTOLA.  La storia è ambientata nel territorio di Sestola, precisamente presso la località Gadella, dove tutt'oggi ci sono due vecchi mulini, conosciuti come Pagliai e Sergentino. Un tempo erano azionati dallo scorrere dell'acqua dei torrenti Dogana e Prete. Un tempo c'erano due mugnai, sottoposti ad un lavoro pesantissimo, così assunsero anziani e bambini per setacciare la farina. Sette di questi bambini erano orfani di madre, e il padre per tirare avanti si sposò con una vicina di casa, che si rivelò una matrigna molto cattiva. Un giorno non riuscirono a setacciare abbastanza farina per guadagnare bene e alla sera, per evitare la violenza della matrigna, si nascosero dietro una grossa pietra a forma di conchiglia. Era la casa di una fata che, sentendoli piangere e lamentarsi, si commosse, e così, preso un setaccio di seta cominciò a setacciare al posto loro, rubando i chicchi di farina la notte prima, e poi setacciandoli per averli pronti l'indomani. I bambini si sorprendevano da soli di tutto il lavoro che ora, senza nessuna fatica, riuscivano a compiere. I mugnai soddisfatti triplicarono loro la paga, e ciò calmo la matrigna. Ancora oggi presso Gadella esiste il masso abitato dalla Fata, e se si accosta l'orecchio alla sua apertura a conchiglia, si sente distintamente il ritmo cadenzato del setaccio che la fata continua ad usare instancabilmente. 

IL GENIO DEI BOSCHI A PASSO DEL LUPO.  La leggenda è ambientata oltre il Passo del Lupo, dove oggi vi è una delle moderne sciovie, abitava un tempo una bella pastora. Ogni giorno all'alba la ragazza faceva uscire il suo gregge dal recinto e si dirigeva verso i pascoli. Insieme a lei c'era sempre il suo grosso cane che l'aiutava a mantenere le pecore in branco. Un giorno, mentre era distesa all'ombra di un grosso faggio, mentre doveva fare da guardia alle pecore si addormentò.  Percorreva quella strada il genio dei boschi, che vista la ragazza rimase a lungo a comtemplare la sua bellezza, fino a che non resistette e l'accarezzà. La fanciulla si svegliò tubrata e avvertì una rpesenza strana vicino a lei, ma non vide nessuno poiché il genio dei boschi poteva rendersi invisibile. Accertatasi che le pecore non si fossero allontanate molto si tranquilizzò e tornò al  suo lavoro. Il genio da quel giorno si presentò quotidianamente vicino all'albero per ammirare la bellezza della fanciulla ma senza mai mostrarsi.  Un giorno però prese coraggio e decise di mostrarsi. La fanciulla rimase abbagliata dalla forza e dalla potenza del signore dei boschi, era sì imapurita, ma anche affascinata. Il genio comprese immediatamente il suo stato d'animo e per questo decise di dichiarare il suo amore, e lei cedette alle sue lusinghe. Presto però il suo fervore amoroso si scontrò con una dura realtà: "Agli esseri soprannaturali non è concesso di amare le persone comune". La fanciulla fu colta da un'immensa infelicità, ma ormai non poteva più tornare indietro, lei si sentiva destinata a lui, seppur il destino non lo concedesse.  Un giorno di primo autunno, la fanciulla decise di compiere un atto estremo e lo abbracciò sotto il noto faggio. Un fulmine a ciel sereno colpì l'albero e il corpo della ragazza si fuse col tronco della pianta e le sue sembianze di fanciulla rimasero nella forma del tronco. Il genio distrutto dal dolore tornò nel regno dei suoi simili. E' solo una leggenda? Fino a pcohi anni fa si poteva vedere questa pianta che conservava evidenti forme di ragazza, da qui nacque il nomignolo "Bella Donna". 

IL DIAVOLO DI MONTE BELVEDERE. La storia è ambientata presso il Monte Belvedere, vicino a Montese, dove gli abitanti, prima di essere sconfitti da quelli di Sestola, nascosero un tesoro nel castello e lo affidarono al diavolo. Egli pose una condizione: lo avrebbe restituito in cambio di una giovane donna incinta, che avesse il nome di una pianta. Finita la guerra, tanti tentarono di recuperare il tesoro, ma nessuno vi riuscì fino a quando gli abitanti non vennero a sapre che era arrivata a vivere a Diambri una giovane di nome Oliva, insieme al marito. Attesero che il marito fosse lontano da casa e rapirono la fanciulla per portarla tra le rovine del castello. Gli abitanti fecero lo scambio e il diavolo portò nel suo regno Oliva, ma quando erano in volo, le si aprì la camicia sul petto scoprendo lo scapolare della Madonna. Il diavolo ebbe paura e lasciò cadere la fanciulla a terra. La fanciulla cadde a terra e formò una sagoma a forma di croce nel terreno. Questa storia si collega con un fatto realmente accaduto nel 1778, quando Maria Oliva Crudeli, moglie di Paolo Lanzi, venne trovata da due pastori nel bosco, distesa prona, con addosso solo la camicia e il centurino della Madonna e con molte bruciature sul corpo. 

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