Occupati ma sempre più precari, la mappa dei laureati Unimore
Ottime prospettive occupazionali a un anno dal titolo per i laureati Unimore che hanno visto ridursi lo spettro della disoccupazione ad un contenuto 12,9% contro il 26,6% nazionale. Ma i primi contratti sono sempre più precari
L'Università di Modena e Reggio Emilia si conferma in grado di contrastare anche i pessimistici dati nazionali relativi alla disoccupazione giovanile. Nel 2014, infatti, all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia vedono significativamente flettere del -1,7 la percentuale di propri laureati disoccupati a un anno dalla laurea, che si attesta ora al 12,9% contro il 14,6% del 2013.
Il ridotto tasso di disoccupazione maturato in un contesto avverso anche per il mondo universitario, dove si è visto ulteriormente aumentare l’anno scorso in Italia dal 26,3% (anno 2013) al 26,6% (anno 2014) la quota di laureati disoccupati a un anno dal conseguimento del titolo di studio, è contenuto nell’analisi consegnata dal XVII Rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati.
Rispetto allo scenario italiano, i laureati Unimore vantano livelli di disoccupazione inferiori dell’13,7% rispetto alla media nazionale e guadagnano 112,00 euro in più al mese: 1.057,00 euro quelli dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia contro i 945,00 euro percepiti da un giovane laureato italiano nel corso del primo anno di lavoro. Confrontando i dati AlmaLaurea, contenuti nel XVII Rapporto condotto sui laureati del 2013, intervistati a un anno dalla fine degli studi, per i laureati Unimore c’è stato sicuramente un miglioramento complessivo riguardo agli sbocchi lavorativi, riflesso anche dall’incremento + 1,8 della percentuale di laureati occupati, passati dal 66,0% (anno 2013) al 67,8% (anno 2014). Sostanzialmente invariata, invece, la prima busta paga che si assottiglia di 3 euro mensili, in termini assoluti da 1.060,00 euro a 1.057,00 attuali.
Poco più di un laureato su quattro (28,1%) tra coloro che hanno risposto al questionario ha confermato, però, di possedere un contratto di lavoro stabile. E la percentuale è significativamente più bassa non solo rispetto a quella registrata nel 2013 (29,5%), ma anche alla media nazionale dell’anno scorso (32,7%). Questo indica che, a tutto il 2014, per i laureati Unimore, la tendenza alla precarizzazione del lavoro, nonostante gli evidenti progressi quantitativi assoluti conseguiti, non si è arrestata. Tuttavia, conforta osservare che si è ridotto tra loro il numero di quanti lavorano senza un contratto, scesi dal 6,1% nel 2013 al 5,6% nel 2014.
DIPARTIMENTI - Per quanto riguarda i livelli di disoccupazione la performance migliore va ai laureati di Scienze infermieristiche ed ostetriche tutti quanti occupati, seguiti dai colleghi del Dipartimento di Scienze e metodi dell’ingegneria con appena il 2,0% di senza lavoro e da quelli del Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari con 3,5%. Più faticoso l’inserimento nel mondo del lavoro per i laureati di Scienze della vita che hanno tassi di disoccupazione a un anno del 28,3% e per quelli del Dipartimento di Scienze chimiche e geologiche del 19,2%. I più favoriti sono, invece, per quanto riguarda il lavoro i laureati di Scienze infermieristiche ed ostetriche che raggiungo la saturazione col 100% di occupati, seguiti da vicino dai laureati del Dipartimento di Scienze e metodi dell’ingegneria con un tasso di occupazione del 96,2% e di Ingegneria “Enzo Ferrari” del 95,5%. Il tasso di occupazione sempre a un anno dalla laurea per gli odontoiatri Unimore (parliamo però di 17 laureati) nel 2014 era del 100,0%, mentre per i colleghi medici del 56,3%, anche se a questo riguardo occorre sottolineare che una consistente fetta prosegue la propria formazione con corsi e scuole di specialità. Molto elevato l’assorbimento da parte del mercato del lavoro anche farmacisti e CTF, dove si raggiunge per loro il livello dell’84,8%. Una percentuale che scava un abisso con i colleghi avvocati: poco meno della metà di loro (46,8%) vede dopo la laurea la prospettiva di un posto di lavoro, ciò anche per il lungo praticantato che devono affrontare dopo il conseguimento del titolo di studio.