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Cronaca

Beni sequestrati alle mafie, Emilia-Romagna prima regione del centro-nord

Nell'ultimo anno 448 sequestri per un totale di 21 milioni. Si tratta quasi di 50 beni per ogni provincia, seppure le confische definitive siano poi in numero deciamente inferiore. Nuovo allarme della Cgil

Gli esiti delle tante indagini approfondite dagli organi antimafia (la DIA in particolare) e certificati dai numerosi provvedimenti giudiziari emessi dalle DDA-Direzioni Distrettuali Antimafia delle Procure del Nord, confermano ormai da tempo il crescente interesse delle mafie – Camorra e 'ndrangheta nello specifico – verso i territori settentrionali. Qualche settimana fa è stato presentato proprio a modena il Primo Rapporto sulle mafie nelle zone settentrionali, ma ultimamente si sono aggiunti nuovi numeri preoccupanti.

Col finire dell'estate sono stati resi pubblici i sorprendenti dati del Ministero dell'Interno, sull'entità dei beni tolti alle mafie nell'ultimo anno, suddivisi per ogni regione. Il Viminale conferma che, dall'agosto 2013 al luglio 2014, in Emilia Romagna sono stati confiscati in via definitiva alle mafie 12 beni. Nello stesso anno i beni sequestrati alle cosche in Regione, ammontano all'incredibile 448 per un valore di 21 milioni, ponendoci al sesto posto fra le regioni italiane ed al primo fra tutti i territori a nord del Lazio.

Questi dati non sono specificati per provincia, ma la media grossolana dei 40-50 viene spontanea. Trova conferma perciò una dimensione preoccupante delle infiltrazioni economiche ed, al contempo, l'efficacia del contrasto, ma pure limiti e storture gestionali da affrontare con urgenza. 

“Siamo al paradosso che l'intera società civile regionale non conosce nulla in dettaglio, né perciò può agire per gestire al meglio una rete così estesa di patrimoni sequestrati o confiscati – commenta Franco Zavatti, coordinatore legalità e sicurezza Cgil regionale – Sono terreni, immobili, partecipazioni azionarie, depositi bancari? Sono aziende famigliari o con lavoratori dipendenti? Dove sono, in quali delle nostre province, in quali comuni? In quale stato d'uso si trovano? Come si potrebbero riutilizzare? L'Agenzia Nazionale per i Beni sequestrati e confiscati, non specifica e non comunica nulla”.

Paradossalmente, i Sindaci, le principali Associazioni economiche e sociali dei territori, che tanto potrebbero fare, non sanno nulla ed imparano saltuariamente dalla stampa. “Occorre con urgenza definire una sede istituzionale in regione, che abbia l'autorevolezza di avere tutte le informazioni specifiche ed in tempo reale, relative ai provvedimenti di sequestro/confisca dei tanti beni situati nei nostri territori. Che metta positivamente in rete attiva ciò che oggi non lo è: Regione, Procure, Agenzia dei Beni sequestrati, Prefetture, Sindaci. Che valuti e riprogetti le possibili modalità di riutilizzo pubblico e sociale di quei patrimoni, col coinvolgimento attivo dei soggetti forti ed organizzati della economia, del lavoro, della cooperazione, del volontariato”, conclude Zavatti. 

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