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Cronaca

Storie finite e denunce per stalking, fenomeno in crescita a Modena

Due nuove indagini per atti persecutori si concludono con altrettanti divieti di avvicinamento alla vittima a carico di due trentenni modenesi. Sempre più i casi analoghi in mano alla Polizia e alla Procura, secondo uno schema ormai ricorrente 

In questi primi mesi del 2016 gli investigatori della Squadra Mobile di Modena e gli uffici della Procura stanno conoscendo un aumento preoccupante di denunce per stalking, come evidenziato anche dalle cronache degli ultimi tempi. Una crescita che risulta ancora difficile analizzare da un punto di vista statistico – la stessa legge sugli atti persecutori è relativamente recente – ma che nei resoconti della Questura trova sempre più spazio, per altro secondo dinamiche ormai ricorrenti.

I casi di stalking sul territorio modenese riguardano infatti quasi sempre coppie abbastanza giovani e di nazionalità italiana – contrariamente a molte altre fattispecie di reato - e si innescano puntualmente al termine di una relazione già di per sé burrascosa, sfociando in un'ossessione asfissiante da parte dell'uomo nei confronti dell'ex compagna. Fortunatamente gli episodi di grave violenza fisica sono rari, seppur non del tutto assenti, ma le condotte degli stalker diventano ben presto un calvario per le vittime, spesso costrette a modificare le proprie abitudini di vita.

Le misure a disposizione della Giustizia per interrompere le condotte persecutorie sono svariate, ma certamente la più applicata è quella che si pone al gradino più basso della scala di intervento: il divieto di avvicinamento. Lo stalker è obbligato a eliminare qualsiasi contatto con la vittima, sia fisico sia comunicativo, non può trovarsi nei luoghi frequentati abitualmente dalla vittima ed è costretto ad allontanarsi anche qualora la incontri casualmente in qualsiasi luogo.

In molti casi questa prima misura e il contatto con le forze di Polizia è sufficiente a far desistere le persone denunciate, senza dover ricorrere a pene più severe. E' quello che ci si augura anche in merito ai due più recenti casi approcciati in questo modo dalla Procura e dal Tribunale, che riguardano un 30enne ed un 32enne, entrambi residenti in città.

Nel primo caso, forse il più grave, l'uomo ha preso di mira la moglie dopo la separazione di fatto. Ad aprile la donna, una giovane originaria dell'est Europa, era stata aggredita con un tentativo di strangolamento, tanto che era stata dimessa dal Pronto Soccorso con una prognosi di 14 giorni. Il mese successivo il 30enne era tornato alla carica, presentandosi sul luogo di lavoro di lei e minacciandola gravemente.

Il secondo divieto di avvicinamento è stato invece emesso a carico di un 32enne che aveva avuto una relazione di tre anni con una ragazza di 26 anni, durante la quale era anche nato un figlio. La gelosia opprimente dell'uomo aveva causato la fine del rapporto e della convivenza ma era proseguita anche dopo il distacco, con pedinamenti, insulti e scenate anche durante le uscite serali della giovane con le amiche.

Quelli che appaiono percorsi lineari, quasi banali, una volta entrati nella macchina della giustizia, sono in realtà casi che richiedono molta attenzione da parte di chi – in questo e in moltissimi altri casi la Polizia di Stato – ha il compito di indagare a fondo per accertare i reali comportamenti delle persone coinvolte. Quelli che vengono descritti da qualcuno come atti di stalking possono in realtà nascondere sfumature molto varie, fino ad arrivare a casi in cui le accuse vengono addirittura inventate, magari per ottenere qualche vantaggio durante una fase di separazione tra coniugi. Per questo il lavoro degli inquirenti è molto delicato e non si presta certo a banalizzazioni, che tuttavia una cronaca giornalistica talvolta non può evitare.

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