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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Modenesi in Iraq, diario dal campo profughi sottratto ai miliziani dell'Isis

Prosegue il viaggio dei cooperatori modenesi della Cgil a Mahmura, nel Kurdistan iracheno, dove si sta allestendo un ospedale. Il campo profughi era stato evacuato e poi riconquistato dai curdi

Un esempio unico - ce lo ricordano nel corso dell'incontro presso la sede Onu di Erbil - che racconta di un campo profughi abitato da oltre 12.000 persone, costretto ad un drammatico sgombero nell'imminenza dell'attacco Isis avvenuto lo scorso 6 agosto, e poi ripreso già due giorni dopo, dai miliziani kurdi dello stesso campo, uniti ai peshmerga venuti da Erbil. Mahmura è a sud di Erbil - capitale della regione kurda nel nord Iraq - e circa a metà strada da Kirkuk, città del petrolio e per questo fin dall'inizio attaccata dalle forze Isis.

Al campo profughi già eravamo stati quasi un anno fa per dare l'avvio concreto al progetto che prevedeva la costruzione di un piccolo ospedale e per riscontrare l'arrivo dell'ingente carico di attrezzature sanitarie raccolte nel modenese. Vi siamo tornati. Naturalmente i controlli sono più visibili ed attenti, ma la vita di tutte le famiglie a Mahmura ha ripreso una normalità che ci sorprende.

Tutte le famiglie, dopo 50 giorni di fuga, sono ormai rientrate. Vi sono le autobotti che portano l'acqua e la fila delle donne per riempire le loro taniche. Le scuole sono riaperte ed abbiamo aspettato l'uscita delle centinaia di scolari. Ci accoglie il sindaco e la dottoressa responsabile della salute che è anche co-sindaco, perchè qui in Kurdistan tutte le cariche rappresentative sono assunte in parità da un uomo ed una donna. Attraversiamo il campo/villaggio profughi fino ai margini, dopo l'area sportiva, dove inizia la fascia desertica fino alle prossime colline da dove erano scese le truppe occupanti e dove furono ricacciate. Qui, ai margini del campo, era in corso la costruzione dell'ospedaletto, le mura sono ormai completate, mancava solo la copertura del tetto, interrotta dall'invasione Isis.

Ora, dice il sindaco, attendiamo una più completa sicurezza per finire i lavori. Chiediamo del nostro carico di attrezzi sanitari. La co-sindaco sorride e poi con un pulmino ci portano verso la collina, in un caseggiato povero ma pulito, ben presidiato da ragazzi della guerriglia kurda, e ci aprono un ampio magazzino pieno di macchinari portati in salvo. Torni per lavorare il legno, macchine per cucire e la tessitura, e là in fondo il nostro materiale sanitario. Quasi tutto ed in ottimo stato.

Le forze Isis prima di essere completamente ricacciate da Mahmura, hanno rubato la preziosa ambulanza e, pare, qualche nostro pezzo.
Seduti sui tappeti nella casa che ci ospita per il pranzo, ci raccontano delle paure e delle terribili violenze cui hanno assistito e sentito raccontare. Degli scontri che ci raccontano con parole normali, per descrivere l'orgoglio della riconquista del loro povero campo per profughi.
Abbiamo, alla fine di quella per noi straordinaria giornata, lasciato un contributo di 20.000 euro, per proseguire i lavori all'ospedale e per supplire all'emergenza di alcuni kit sanitari portatili per far fronte ad ogni emergenza. Ma abbiamo ricevuto in cambio una colossale conferma su come sarà possibile fronteggiare e vincere questa tempesta. Una lezione per le lontane "coalizioni dell'Occidente"da qui viste distanti, lente e diffidenti.

Franco Zavatti, Daniele Stefani - Associazione “verso il Kurdistan”

Ospedale Mahmura - Iraq 14/10/2014

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