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Cronaca

Moglie indagata per caporalato, l'ex prefetto di Modena si dimette dal suo incarico

L'inchiesta condotta a Foggia riguarda lo sfruttamento dei braccianti agricoli. Di Bari ha fatto un passo indietro

Michele Di Bari - ex pefetto di Modena - ha rassegnato le dimissioni dall'incarico di capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero, nomina deliberata il 30 aprile del 2019 dal Consiglio dei Ministri. Lo ha reso noto il Viminale a seguito dell'inchiesta della Procura di Foggia denominata 'Terra Rossa', in cui è indagata la moglie, sottoposta all'obbligo di dimora. In carcere sono finiti due cittadini extracomunitari, tra le persone coinvolte soggetti con precedenti penali. 

Già prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bari si è avviato alla carriera prefettizia nel 1990 ed è stato promosso alla qualifica di viceprefetto nel 2001. Nel corso della carriera ha ricoperto vari incarichi, fino alla nomina di Prefetto, giunta nel dicembre del 2010: tre anni dopo era arrivato a Modena dove aveva guidato la prefettura fino al 2016.

L'indagine per caporalato

Cinque arresti, due in carcere e tre ai domiciliari. Undici invece le persone indagate per le quali è scattato l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Nel corso della indagine che ha riguardato il periodo tra luglio e ottobre del 2020, è stato chiesto l'assoggettamento al controllo giudiziario di dieci aziende agricole riconducibili ad alcune delle persone coinvolte nell'operazione. 

Sottoposte al vaglio degli inquirenti le condizioni di sfruttamento cui erano sottoposti numerosi braccianti extracomunitari provenienti dall’Africa, impiegati a lavorare nelle campagne della Capitanata, tutti “residenti” nella nota baraccopoli di Borgo Mezzanone, dove insiste un accampamento che ospita circa 2000 persone, che vivono in precarie condizioni igienico-sanitarie e in forte stato di bisogno.    

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