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Cronaca

“La luna di Modena lasciatela stare”: Edmondo Berselli racconta la città

Nell’ambito di un progetto letterario della Regione Emilia Romagna il compianto Berselli racconta la sua Modena, prendendo spunto dal poema eroicomico di Teofilo Folengo

È graffiante Edmondo Berselli, è ironico e acuto nel descrivere la città della Ghirlandina e i suoi abitanti, immortalati per sempre in un capitolo di Leggere e guardare l’Emilia-Romagna. Leer y mirar Emilia-Romaña, un volume a cura di Maria Giuseppina Muzzarelli, che raccoglie una serie di testimonianze sulle città e sui paesaggi dell’Emilia Romagna. Proposti in italiano e spagnolo nell'ambito di una collaborazione fra Regione, Università degli Studi di Bologna, Università dell’Avana, alcuni brevi ed emblematici lampi di Emilia Romagna sono raccolti nel volume grazie alle riflessioni di giornalisti e scrittori che hanno dedicato qualche pagina all’una o all’altra parte del territorio emiliano-romagnolo a loro caro o a una città, partendo da ragionamenti su stili di vita, su strade e mura o su vini e cibi legati a quei paesaggi.

“La luna di Modena lasciatela stare” è il titolo del contributo di Edmondo Berselli, illustrissimo e pungente giornalista, scrittore e saggista modenese, morto prematuramente due anni fa, che prende le mosse del suo intervento dal poema eroicomico di Teofilo Folengo, il Baldus, per descrivere Modena, i suoi abitanti, e le personalità che l’hanno percorsa. Nel Baldus i modenesi sono quelli “già da allora dotati di testa «fantastica», cioè balzana, cioè piena di grilli”, forse perché anche Folengo sapeva, e certo  Berselli ci tiene a ricordarlo, che all’ombra della Ghirlandina c’è sì una chiesa, e che chiesa, ma è bene che a nessuno sfugga che alle volte il nostro Duomo un po’ trombone offre spunti assai meno sacri e solenni di quanto non voglia farci credere. E allora ci soccorre Berselli, ricordandoci che “Sarà per una convenzionale pruderie delle guide, se c’è un deficit di informazioni. Eppure la gittata rabdomantica dell’occhio del  voyeur  dovrebbe indirizzarsi a colpo sicuro, su quel capitello lassù in alto, dove immobile per l’eternità, una donna, anche lei in bassorilievo, se ne sta beata, o forse solo attonita, a cosce spalancate: mostrando la patacca”.

E tra oggettività storica e dissacrante ironia Berselli prosegue dritto per la sua strada, spaziando più o meno seriamente da Alessandro Tassoni ad Antonio Delfini fino ad arrivare con inediti percorsi all’avventura industriale di Enzo Ferrari, “con la sua fissità crudele e la sua determinazione feroce, letale, chirurgica per esattezza”. Sono poche pagine di straordinario ingegno quelle raccolte nel volume Leggere e guardare l’Emilia Romagna, doveroso tributo a Edmondo Berselli, purtroppo per ora non più disponibile su carta. Questo il link al sito della Regione, che ha messo a disposizione l’intero volume.

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