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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Formigine

Formigine: affiliato ai clan dei Casalesi catturato dai Carabinieri

Secondo la Procura Generale della Repubblica presso la Corte d'Appello di Napoli, il 71enne Enrico Guarino avrebbe accompagnato a Modena e provincia gli emissari dei capiclan per organizzare al meglio il giro di estorsioni e bische clandestine

Accompagnava a Modena e provincia i personaggi di spicco dei Casalesi inviati dai capiclan per mantenere contatti, formulare accordi e organizzare appuntamenti sia con i referenti delle bische clandestine, sia con altri affiliati dediti a estorsioni a danno di imprenditori e artigiani. Questo il ruolo svolto da Enrico Guarino, 71 anni, originario di Villa di Briano, provincia di Caserta, residente a Formigine. L'uomo è stato tratto in arresto ieri pomeriggio dai Carabinieri di Vignola in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso due giorni fa dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Napoli. L'arrestato deve espiare una pena residua di 2 anni, 3 mesi 20 giorni di reclusione per il reato di associazione di tipo mafioso.

Il nome di Enrico Guarino è emerso nell’ambito dell’indagine “Yanez” del Reparto Operativo dei Carabinieri di Modena, condotta tra il 2006 e il 2009 nei confronti di un'organizzazione criminale appartenente al clan dei Casalesi facente capo ai già latitanti Giuseppe Caterino prima e Raffaele Diana dopo. Svolte e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, le investigazioni avevano consentito di documentare reati di estrema gravità commessi in provincia di Modena dall’organizzazione e avevano portato a indagare circa 80 persone: il tutto si è concluso poi con l’emissione di 44 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti affiliati e con il sequestro di numerosi beni.

I destinatari dei provvedimenti restrittivi, tutti originari dell’agro aversano, risultati pienamente inseriti nell'organizzazione criminale, avevano di fatto costituito a Modena e nelle province limitrofe una ramificazione dell’organizzazione camorristica, previa suddivisione del controllo del territorio tra due gruppi facenti capo agli ex latitanti Caterino e Diana che, a loro volta, si rapportavano con la famiglia egemone del clan Schiavone. La "filiale modenese" dei Casalesi era stabilmente dedita al controllo degli appalti nel settore edile e commerciale, del controllo del gioco d’azzardo praticato all’interno di bische clandestine, estorsioni ed altro, anche mediante l’esecuzione di atti intimidatori, così come accaduto nei confronti di un imprenditore gambizzato all’interno di un cantiere edile in Castelfranco Emilia, divenendo in tal modo capaci di raccogliere ingenti somme di denaro che inviavano poi attraverso corrieri direttamente nelle casse del clan.

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