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Cronaca

Federico e l'amico D. Come raccontare del diabete con ironia

In questo periodo un nome è alla ribalta nel mondo della sceneggiatura ironica nel nostro territorio. Sto parlando di Federico Ferrari, giovane scrittore sassolese, che nel suo libro "Io e D" racconta del rapporto con il diabete come fosse un amico con cui bisogna imparare a convivere

In questo periodo un nome è alla ribalta nel mondo della sceneggiatura ironica nel nostro territorio. Sto parlando di Federico Ferrari, giovane scrittore sassolese, che nel suo libro "Io e D" racconta del rapporto con il diabete come fosse un amico con cui bisogna imparare a convivere. Ecco la mia intervista a Federico:

1) Perché scrivere un libro sul diabete? 
Non ho ancora chiaro che genere di libro sia. Se un giallo, una autobiografia, una raccolta di racconti o una cura letteraria. Forse un insieme di tutti questi generi. La scelta dell'argomento non è stata ponderata, in quanto la conoscenza con il Signor D mi ha portato due anni dopo l'incontro davanti a una pagina bianca e mi ha fatto scrivere di istinto le prime parole, dando vita a un vortice. In mezzo tre anni di amore e odio, tre anni in cui l’ho abbandonato per mesi e sistemato spasmodicamente in pochi giorni per farlo leggere a qualcuno che man mano diventava sempre più importante nella mia vita. 


2) Hai parlato di questo Amico D in maniera ironica nel libro, come ci sei riuscito?
La tecnica di scrittura penso sia frutto del motivo per cui ho iniziato a scrivere il libro, ovvero tranquillizzare e informare chi, come me, si trova catapultato in una dimensione totalmente nuova senza nessun appiglio al quale potersi aggrappare. D’istinto si cercano subito informazioni in rete col rischio di morire ancora prima che Google abbia fornito un risultato o si parte alla disperata ricerca di una risposta scientifica che ad oggi ancora non esiste. Quindi, cos'altro potevo fare?

3) Dal libro sei passato ad uno spettacolo teatrale, sarebbe da portare nelle scuole? A quando il film?
Sì, l'idea dello spettacolo è venuta a mia sorella mentre cercavamo di ragionare su come poter rendere più stimolante e avvincente una classica presentazione letteraria. Da lì il coinvolgimento e lo splendido lavoro della compagnia H.O.T. Minds e di tutti gli altri partner e le associazioni. Finora gli spettacoli sono andati molto bene, al Teatro Astoria erano presenti oltre 400 persone e all'Auditorium Spira Mirabilis 260. Sull'idea di portarlo nelle scuole ci stiamo lavorando, mentre per quanto riguarda il film… in realtà un mio caro amico regista me lo sta chiedendo da un po’ di realizzare un mediometraggio su questa storia, ma siamo ancora in fase di brainstorming.


4) L'amico D lo conosci di persona. Quali consigli daresti ad un ragazzo che non riesce ancora a convincerci? Tu hai imparato a convincerci?
Non so se sono la persona più adatta per dare consigli, ma sento di poter dire che serve prendersi il proprio tempo. Quando bussò alla mia porta quel celebre sabato mattina io reagii come quando si prende un pungo in faccia: mi sono rialzato rapidamente e ho detto "sto bene, sto bene" fingendo che non fosse successo nulla. Invece è giusto prendersi il proprio tempo, farsi un giro nel personale inferno e lasciarsi crollare un po’ il mondo addosso, ma con una consapevolezza che bisogna tatuarsi bene in mente: che dopo si potrà fare tutto quello che si faceva prima, soltanto con un po’ di fatica in più.

5) Secondo te il rapporto più difficile è tra il tuo amico D o tra l'amico D e gli altri che questo amico non lo conoscono?
Inizialmente il mio timore era quello di essere giudicato, quasi un sentirmi in colpa per qualcosa che sostanzialmente non avevo fatto. Soprattutto nelle prime uscite a pranzo o a cena o nei momenti in cui la glicemia si abbassava rapidamente e dovevo quindi palesare la mia amicizia con il Signor D. Piano piano ho iniziato a capire che il problema non lo avevano gli altri, ma era dentro di me e stava nel non accettare questo mio nuovo amico. E in questo percorso di conoscenza e accettazione la scrittura di "Io e D" è stata per me fondamentale.

6) Che progetti hai in futuro? Altri libri nel cassetto?
Il primo obiettivo ad oggi è quello di cercare di portare lo spettacolo in altri teatri della Provincia e, perché no, allargarsi a quelle circostanti. Abbiamo già fatto qualcosa di straordinario ed è bene tenere i piedi per terra. Per un prossimo libro chissà... mi consulto con il Signor D e ti farò sapere!

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