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Cronaca

Francesca Lavinia Ferrari, la poetessa modenese che racconta la donna di oggi

Si chiama Francesca Lavinia Ferrari, ha 40 anni ed è l'autrice di un libro di poesie che racconta la condizione della donna, della fine del romanticismo cavalleresco e di cosa significa vivere l'amore e la coppia oggi

Si chiama Francesca Ferrari, in arte Lavinia, e alla soglia dei 40 anni ha deciso di pubblicare la sua prima raccolta di poesie "She's Waiting for a Portrait", un percorso all'interno del cuore femminile, per spiegare come il romanticismo cavalleresco oggi sia anacronistico. Francesca è modenese e ama Modena in maniera viscerale, aspetto che si percepisce non solo nel suo libro, ma anche nei suoi dipinti e nei suoi racconti. Figlia di un cantante lirico e nipote di uno scrittore e poeta, a 40 anni ha deciso di rendere fruibile parte del suo lavoro poetico e dopo anni di studio, ha scelto di pubblicare le sue poesie. 

Quando hai iniziato a scrivere? La maggior parte degli scrittori comincia in tenera età, io non mi ricordo precisamente, ma ho trovato in casa dei miei genitori alcuni pensieri di quando avevo 10 anni e piccole poesie da dodicenne. Da piccola preferivo la scrittura epistolare, scrivevo alle mie amiche e tenevo con gran cura ogni singola lettera. Con l'adolescenza mi sono un po’ persa, poi il matrimonio, e solo nel 2010 sono tornata alla scrittura. 

Perchè questo ritorno? Per vari motivi, prima di tutto perché avevo visto su Facebook che la mia maestra delle elementari, che adoravo, aveva pubblicato un libro di poesie. Leggendole e ricordando la mia infanzia, in me si è svegliato il richiamo dell'Arte e la voglia di provare a comporre versi, questa volta seriamente. Inoltre, le esperienze di sofferenza che ho raccolto fino a quel momento, mi portavano alla scrittura come fosse un modo per esorcizzarle.

Come si passa da una passione ad un'opera artistica? Sicuramente studiando, da autodidatta o meno. Nell'arte bisogna essere umili, perché ci sono molte cose che non si sanno inizialmente. Sicuramente il confronto nella pratica dell'Arte stessa è ciò che aiuta di più a crescere. Personalmente mi sono avvicinata ad Antonio Cosimo De Biasio, poeta friulano, che è stato mio supporto non solo nell'assimilazione della tecnica, ma soprattutto mi ha trasmesso il significato profondo della poesia, il suo ruolo, oltre che artistico, comunicativo, possibilmente consolatorio e dispensatore di verità e luce. Quindi mi sono messa a testa bassa ad affinare le tecniche poetiche, a contare le sillabe e a dare musicalità ai versi, anche se forse aver avuto un padre cantante lirico ha conferito al mio modo di scrivere una musicalità innata.

Nel tuo libro parli della condizione della donna oggi, questo pensiero è nato dalla sofferenza? Sì. In parte dalla mia personale, in parte da quella del mondo. Infatti mi faccio voce universale, traendo spunto in parte dalla mia stessa vita, in parte dalla cronaca. Nel mio libro metto in evidenza come il romanticismo cavalleresco sia oggi anacronistico, la donna deve capire che aspettare il principe azzurro è inutile, perché non esiste. Noi donne dobbiamo prima di tutto essere indipendenti, rispetto all'uomo e trovare in esso la persona da abbracciare, amare ed accogliere tenendo presente le sue fragilità naturali. A noi è stata donata la forza di ospitare la vita in grembo. Chi più di noi può farsi ‘deserto d’ascolto’, citando Maria Grazia Lenisa.

Tu vedi nella donna la figura di madre, nell’uomo quella del figlio, in che senso? La donna è madre e conserva in sé il dono dell’accoglienza e dell’abnegazione, cosa che sembra abbia dimenticato a favore dell’emancipazione. L’uomo, dal canto suo, cercherà sempre nella donna la figura di madre, rifiutando d’ella l’evoluzione. E’ qui che bisognerebbe cambiare, e se non è possibile recuperare i vecchi valori, bisognerebbe progredire a una forma d’amore libero da schemi e convenzioni, in ogni caso recuperare la complementarità e il dialogo.

Nei tuoi testi usi molte lingue, basti pensare che il titolo è inglese, perchè? Perchè la lingua italiana è una contaminazione di diverse lingue, sia del passato come il dialetto, che del presente come francese e inglese. La poesia deve seguire questa contaminazione e farsi contaminare per fotografare i nostri tempi. A volte, come nel caso del titolo, un determinato concetto è più facile da trasmettere attraverso un'altra lingua, oppure tenta di evitare lo scivolamento verso forme più o meno esplicite di lirismo.

Qual'è il tuo rapporto con Modena? Bellissimo, sono stata per un certo periodo della mia vita a Varese, ed è proprio stando lontano da Modena che ho capito quanto fosse importante per me. Tornarci è stato tornare a casa. Amo disegnare e dipingere gli scorci della mia città, specialmente ora che pochi la rappresentano su tela. E' un modo per darle memoria.

Come fa oggi un poeta per essere pubblicato? Premetto che per quanto mi riguarda la scelta della pubblicazione è stata molto sofferta e meditata, in quanto avevo un messaggio forte da trasmettere, figlio della sofferenza mia e del mondo di cui mi faccio voce e non ritenevo fosse giusto pagare per renderlo fruibile. Consiglierei ai giovani di accantonare l’Io, l’ego e fotografare i nostri tempi proponendo la loro voce a case editrici no eap come la mia. La Matisklo Edizioni scava tra le pieghe della letteratura contemporanea, sempre alla ricerca di contenuti e forme d’alto livello, che si impegna a diffondere in formato elettronico, quindi a prezzi accessibili a tutti. Cesare Oddera e Francesco Vico hanno colto nella mia voce un forte messaggio da dare al pubblico e il libro che è nato dalla nostra comune passione e dal nostro rapporto autore-editore, spero possa nel tempo essere riconosciuto per la sua autenticità.

Francesca Lavinia Ferrari

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