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Cronaca

Il presunto killer di Alice in fuga fra tre diversi paesi, "E' stato aiutato a scappare"

L'arresto di Bedoui Gaaloul è arrivato dopo che il giovane era stato individuato come sospettato già una settimana dopo l'omicidio. Era sfuggito a tre tentativi di cattura all'estero

Si è conclusa questa mattina in Rue Sainte-Thérèse, nella cittadina francese di Mulhouse, la fuga di Mohamed Bedoui Gaaloul, il 29enne tunisino sospettato dell'omicidio della 32enne Alice Neri. Lo straniero è infatti stato raggiunto dagli agenti del Commissariato della cittadina francese in una zona residenziale della prima periferia, accanto ad un complesso che racchiude esercizi commerciali, locali pubblici e residenze private. La sua cattura ha rappresentato una vera sfida per gli inquirenti ed è stata resa possibile da una collaborazione fra paesi che si è svolta con un alto grado di efficienza, grazia al coordinamento di Eurojust.

Il giovane nordafricano, la cui figura è emersa pubblicamente solo negli ultimi giorni, era in realtà ricercato da tempo. Gli inquirenti avevano individuato il suo profilo già intorno al 27 novembre, una settimana dopo il delitto, e il mandato di arresto europeo era stato richiesto il 28 novembre.

In fuga in tre paesi

A quanto si apprende, Bedoui Gaaloul - che pure si era prestato ad un'intervista telefonica - era consapevolmente in fuga e avrebbe messo in atto diversi spostamenti strategici per non essere individuato. Dopo aver lasciato Concordia, nelle ore successive al delitto, il tunisino si è recato in Francia, trovando rifugio presso un connazionale. Carabinieri e Polizia francese erano riusciti ad individuare l'abitazione, ma al loro arrivo il 29enne si era già dileguato, spostandosi in Germania.

Non è stato possibile intercettarlo neppure nell'abitazione tedesca, perchè nel frattempo era passato in Svizzera, per poi approdare nuovamente in Francia. Nella stessa Mulhouse l'arresto è arrivato dopo un primo tentativo che si è rivelato inefficace, in quanto lo straniero si trovava in un contesto troppo affollato per essere bloccato in sicurezza. Poi finalmente sono scattate le manette.

Questi spostamenti fra più paesi - avvenuti per altro senza che Bedoui Gaaloul potesse contare su un mezzo di trasporto proprio - si sono in realtà concretizzati in distanze non così elevate, in quanto il territorio in questione e la stessa Mulhouse si trovano in quella valle del fiume Reno che segna il confine fra tre nazioni. Le diverse competenze territoriali, hanno tuttavia comportato un aggravio anche dal punto di vista della burocrazia per gli inquirenti, che hanno dovuto intrecciare relazioni con la Giustizia di diversi paesi. Oltre a quelli citati, ci si è avvalsi della collaborazione della Polizia giudiziaria di Paesi bassi e Grecia, paese di origine della moglie del tunisino.

I prossimi passi

In tutto questo la Procura conferma il sospetto maturato anche nelle dichiarazioni controverse rese dai famigliari del 29enne alla stampa modenese: "Ci sono state sicuramente persone che lo hanno aiutato nella fuga", ha dichiarato il Procuratore Luca Masini. Al momento però non risultano altre misure cautelari, ma le posizioni di eventuali complici della fuga potranno essere valutate nel corso dell'inchiesta. 

Dopo l'arresto, così come avverrebbe anche in Italia, sarà la Corte d'Appello di Nancy a doversi pronunciare sul trasferimento di Bedoui Gaaloul in Italia. Al più tardi domani, quindi la giustizia francese deciderà sulla consegna dell'indagato. I tempi dipenderanno dall'eventuale procedura di opposizione che potrebbe essere mossa in sede di udienza.

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