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Cronaca

"Il grido della verità", Gabriele Sorrentino racconta la Modena da poco annessa al Regno d'Italia

Erano felici i modenesi dell'annessione al Regno d'Italia? C'era nostalgia degli Estensi? Gabriele Sorrentino ci racconta quel 1860 che cambiò la storia di Modena nel suo ultimo thriller storico "Il grido della verità"

Per noi modenese essere italiani e vivere in Italia è un dato di fatto, ma non è sempre stato così. Ci fu un tempo in cui i duchi Estensi governavano una Modena capitale, in cui alcuni patrioti diedero la vita per riportare la libertà nelle proprie terre, un periodo turbolento di cui sappiamo ancora poco. Erano odiati gli Este? Chi voleva davvero entrare nel Regno d'Italia sotto i Savoia? Domande che trovano risposta in un thriller storico di Gabriele Sorrentino dal titolo "Il grido della verità". L'addetto stampa e storico modenese ha voluto raccontare quei mesi tumultuosi con un occhio di mistero all'ombra del Palazzo Ducale.

Ecco la nostra intervista a Gabriele Sorrentino:

1) Il Grido della Verità racconta uno spaccato poco noto della storia modenese, come mai raccontare proprio quel periodo?

Perché il 1860 fu un anno storico per Modena, una di quelle cesure fondamentali nel destino di una città. Dopo tre secoli Modena cessava di essere Capitale di un Ducato, piccolo ma importante negli equilibri politici dell'epoca, per diventare una tra le tante città di uno Stato di grandi dimensioni. Una città dove il nuovo e il vecchio si confrontavano ancora, anche perché il Risorgimento non fu un processo indolore e quindi il periodo che va dal 1820 al 1860 aveva lasciato strascichi pesanti che nel libro ho cercato di raccontare, ad esempio, facendo incontrare al protagonista i fratelli Malmusi: Giuseppe, senatore del Regno, Carlo duchista convinto al quale dobbiamo l'impegno per la costituzione del Museo Lapidario.  

2) Come vivevano le varie classi sociali dell'epoca il fatto che Modena non fosse più la Capitale? C'era il sentimento di colonizzazione e sudditanza ai Savoia?
Mi risulta ancora un tema poco indagato che meriterebbe una trattazione più approfondita. Di certo vi furono rivolte contro la leva obbligatoria introdotta dai Savoia, assolutamente inedita per il Ducato. L'esodo di molti giovani, di tutte le classi sociali, verso il territorio Imperiale per arruolarsi nella Brigata Estense in esilio con Francesco V è un altro esempio di un sentimento di rifiuto del nuovo ordine da parte di una fetta non trascurabile della società modenese. Altri, invece, appoggiarono senza esitazione il nuovo ordine. Insomma, ikl quadro che ne emerge è quello di una società composita che reagì in modi diversi all'Unità d'Italia

3) Gli Estensi del XIX secolo come erano visti dai loro cittadini? 
Francesco IV era un uomo duro e non fu un abile comunicatore - come dimostra la gestione dell'affaire di Ciro Menotti - e questo influì sulla percezione che i modenesi ebbero di lui, soprattutto quando dopo i moti del 1831 si arroccò su posizioni conservatrici. Francesco V era certo più moderato e di carattere più mite. Il popolo, soprattutto quello della Capitale, però amava i Duchi come dimostra, ad esempio la festa per il matrimonio di Francesco V con Adelgonda di Baviera. Era però anche confuso, dobbiamo ricordare che dal 1814 - anno della Restaurazione - al 1860 vi furono almeno tre moti importanti con altrettante fughe del Duca da Modena. Una situazione di allarme continuo che certo non favoriva la serenità della società modenese dell'epoca.  

4) All'epoca qualcuno pensò mai di avere una repubblica modenese autonoma dai Savoia?
Non mi risulta che questa proposta sia stata fatta all'epoca dei plebisciti, ma è interessante ricordare come Francesco V, quando ancora era principe ereditario, pubblicò un volumetto in cui proponeva un'unione federale dell'Italia sotto la presidenza dell'Imperatore con una dieta dove avrebbero dovuto essere rappresentati tutti gli stati italiani. Un progetto affascinante, pubblicato alcuni anni fa in un numero speciale del Ducato Terre Estensi dedicato proprio al Risorgimento che mostra a mio avviso come l'opzione sabauda non fosse l'unica sul piatto e che anche una monarchia certo fedele allo status quo come gli Este, si era posta il problema dell'Unità.

5) "Si stava meglio quando si stava peggio" si dice a volte, ma in quale epoca il popolo modenese visse meglio? Prima o dopo il Regno d'Italia?
Nei primi anni credo che Modena sia stata peggio. Per il semplice fatto che la Corte, fonte di ricchezza per una città piccola, non c'era più. In seguito la possibilità di essere inseriti in un mercato più ampio ha certamente favorito lo sviluppo della città. C'è però una cosa che balza agli occhi. La Modena estense è una città dal grande fervore culturale - una città di salotti e giornali - quella italiana sembra veder appannato questo suo ruolo, come se l'intelligenza della città avesse fatto un passo indietro inaridendo la vita culturale.

6) Come si riesce oggi a lanciare un romanzo storico ambientato a Modena verso una vetrina nazionale? Modena è un punto di forza in un mercato librario avvolto dalla crisi?
Il mercato librario è il cruccio di ogni autore. Credo che un romanzo come il Grido della Verità possa far conoscere meglio i luoghi di Modena ottocentesca e in questo senso essere un veicolo per incuriosire i modenesi e i potenziali turisti su itinerari di visita diversi dal consueto. A questo proposito, i 19 dicembre assieme al Salotto Culturale Aggazzotti e all'Associazione I SEMI NERI, organizzeremo una presentazione un po' speciale del libro preceduta da una visita guidata nei luoghi citati dal romanzo e conclusa con una rappresentazione di come poteva essere un salotto ottocentesco.

7) Perché e chi dovrebbe leggere "Il Grido della Verità" ?
Questo romanzo è un thriller di ambientazione storica. Un libro che si può leggere quindi come puro intrattenimento oppure come interessante compendio di una Modena lontana nel tempo ma dotata di grande fascino.

INCONTRARE L'AUTORE. Per saperne di più potete incontrare l'autore e conoscere meglio il romanzo Mercoledì 2 Settembre alle ore 21.00 presso il Buk Shop di Ponte Alto

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