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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Illuminazione pubblica, sentenza choc del Tar: illegittimo l'affidamento diretto ad Hera

Una sentenza del Tribunale Amministrativo spiazza tutti e costringe a rivedere i contratti. Il Comune di Modena ed Hera stanno approfondendo il possibile appello al Consiglio di Stato

Il Comune di Modena non avrebbe dovuto affidare in maniera diretta ad Hera Spa la gestione del servizio di illuminazione pubblica della città. Lo sostiene in una sentenza che potrebbe avere enormi ripercussioni il Tar dell'Emilia-Romagna, che ieri ha pubblicato la propria decisione sul ricorso portato avanti contro il Comune contro Hera da parte di Citelum Italia S.r.l., azienda specializzata nella gestione dell'illuminazione pubblica (secondo operatore nazionale) e quindi concorrente della multiutility emiliana.

Il Tribunale Amministrativo, sezione di Bologna, ha annullato le delibere del Consiglio comunale, e gli atti conseguenti, che nel 2014 e poi nel 2022 avevano dato il via libera all'attività di Hera sul fronte della gestione dei lampioni modenesi. La prima delibera di 8 anni fa (n. 96/2014) prevedeva il nuovo contratto di servizio con Hera per gli anni 2015-2023, mentre la delibera dello scorso anno (n. 25/2022) prorogava di fatto il contratto sino al 31.12.2027 ed integrava le prestazioni contrattuali con ulteriori interventi di efficientamento energetico (lampioni a led).

Una doccia fredda per il Comune e per Hera, soprattutto in virtù delle motivazioni del ricorso accolto dal Tar, che hanno un impatto sicuramente importante e sottintendono una violazione grave delle norme sulla libera concorrenza.

Le motivazioni della sentenza

Per comprendere quanto sentenziato dal tribunale, bisogna fare un balzo indietro nel tempo, fino all'anno 1997. Era appena nata Meta Spa, società pubblica partecipata da diversi comuni per la gestione dei servizi ambientali e non solo. Il Comune di Modena stipulò un accordo trentennale con Meta per la gestione dell'illuminazione pubblica (quindi dal 01.01.1998 al 31.12.2027), con possibilità di rinnovo prima della scadenza per egual o minor periodo.

Pochi anni dopo Meta venne fusa per incorporazione nella neonata Hera S.p.a, società partecipata e quotata in borsa. Nel 2008 il Comune di Modena stipulò dunque con Hera S.p.a. il contratto di servizio avente ad oggetto la gestione degli impianti di pubblica illuminazione per gli anni 2008/2012, con possibilità di proroga per ulteriori 4 anni. Effettivamente benne concessa una proroga fino al dicembre 2014. Poi il nuovo contratto fino al 2023, oggetto della delibera che il Tar ha annullato.

La motivazione principale dell'illegittimità di questo contratto, spiega il Tar, risiede in una norma del 2012 (art.34 del D.L. 179/2012) che vieta l'affidamento diretto di questo tipo di servizi, facendo terminare in date ben precise i contratti in essere. La legge infatti cita, nel caso specifico: “...Gli affidamenti diretti a societa' poste, successivamente al 31 dicembre 2004, sotto il controllo di società quotate a seguito di operazioni societarie effettuate in assenza di procedure conformi ai principi e alle disposizioni dell'Unione europea applicabili allo specifico affidamento cessano, improrogabilmente e senza necessità di apposita deliberazione dell'ente affidante, il 31 dicembre 2018...”.

La norma, inserita in un decresto per la Crescita e l'Agenda Digitale, fu varata dal Governo Monti anche sotto la forte pressione dell'Unione Europea, anche a seguito di una procedura di infrazione comunitaria, al fine di porre un termine inderogabile alla prassi dell’amministrazione pubblica di prorogare affidamenti diretti che stridevano con i principi di iberalizzazione del mercato.

Per il Tar, dunque, successivamente a tale data, in mancanza di procedure conformi ai principi eurounitari, "nessun affidamento diretto del servizio in questione avrebbe potuto essere disposto né nei confronti di Hera S.p.a. né, tantomeno, nei confronti di Hera Luce, non trattandosi – diversamente da M.E.T.A S.p.a.- di società in house del Comune di Modena". Ne deriva il fatto che il Comune avrebbe dovuto aprire una nuova procedura di evidenza pubblica per selezionare un gestore sul mercato.

Comune ed Hera pensano al ricorso al Consiglio di Stato

"Il Comune di Modena sta approfondendo i contenuti e sta valutando di presentare ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar di Bologna", si legge nella nota diramata oggi dall'Amministrazione Comunale. Amministrazione che per altro esprime “sconcerto per i contenuti di una sentenza che costringe a sospendere un intervento di miglioramento dell’illuminazione pubblica, già giunto a buon punto, che qualifica la città, con un aumento significativo del risparmio energetico e garanzie di maggiore sicurezza delle strade”.

"L’investimento complessivo di “Modena full led” avviato nel 2022 per completare l’intervento su tutta la città è di 7 milioni di euro ed è interamente a carico del gestore Hera Luce che, come previsto dal contratto di servizio con la società, in seguito al percorso di incorporazione di Meta in Hera spa, rientra dei costi sostenuti attraverso la riduzione della spesa energetica. Dei sette milioni dell’investimento, circa cinque sono dedicati specificamente al passaggio a led degli impianti di illuminazione pubblica, mente i restanti due sono impiegati per progetti di riqualificazione luminosa di altre zone della città", spiega il Comune. L'origine  la destinazione dei fondi non è però oggetto della sentenza, che ha evidenziato un vizio a monte per quanto riguarda i contratti stessi.

La stessa Hera Spa commenta sinteticamente in una nota. "Abbiamo preso visione della sentenza pubblicata ieri relativa al ricorso contro la delibera assunta dal Comune di Modena che ha visto coinvolta Hera Luce come controinteressata. Stiamo esaminando la sentenza, in particolare l’eventuale ricorso al Consiglio di Stato".

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