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Cronaca Zona Industriale / Via Alessandro Cavazza

Via Cavazza: inceneritore, il Moniter mette in imbarazzo la Regione

Generalmente provato un aumento dei parti prematuri per le donne che vivono nei pressi degli impianti della Regione. Nei pressi dell'inceneritore geminiano rilevata un'alta incidenza di linfomi non Hodgkin

Sorpresa. Pare che gli inceneritori non siano proprio così tanto un toccasana per la salute. A dirlo non è il solito comitato "fondamentambientalista" formato da  qualche cittadino, ma lo stesso progetto Moniter (Monitoraggio inceneritori Emilia Romagna) lautamente finanziato dalla Regione le cui conclusioni sono state presentate ieri a Bologna. Secondo lo studio avviato nel 2007 sulle emissioni degli inceneritori e i loro effetti sulle popolazioni limitrofi, gli effetti sulle gravidanze sono tali da non potere essere sottovalutati: "La mancata dimostrazione di effetti a lungo termine non significa dimostrazione di rischio zero - si legge nel rapporto - il Comitato scientifico fa presente che la segnalazione di effetti avversi nella vicinanza di discariche e inceneritori dovrebbe ispirare un approccio di precauzione a proposito della creazione di nuovi impianti e la ricerca di misure di mitigazione dell'esposizione alle emissioni e alle dispersioni dagli impianti. È stato identificato un aumentato rischio di nascite pretermine e, con minore evidenza statistica, di neonati piccoli per età gestazionale - recita il report del progetto Moniter - Si tratta di un effetto verosimilmente di natura causale, non attribuibile ad alcun specifico inceneritore".

MODENA - Se l'effetto degli inceneritori sulle gravidanze sembra provato, diverso discorso invece sui tumori il cui rischio non sembra aumentare in relazione agli impianti che bruciano rifiuti. E qui, scende in campo l'inceneritore di Modena in via Cavazza: "I risultati sono complessivamente rassicuranti - si legge nel report - possibile eccezione è la stima di incidenza dei linfomi non Hodgkin a Modena, non riprodotta però dai risultati osservati nell'insieme delle popolazioni residenti nelle vicinanze di inceneritori in Emilia-Romagna". Alla fine di tutto, gli inceneritori creano sì qualche grattacapo, ma pare che tutto sommato non facciano poi così male: "L'impatto sanitario degli inceneritori dell'Emilia-Romagna è contenuto ma non è nullo e data la presenza di altri fattori di pressione ambientale sulla popolazione", ovvero le altre fonti di inquinamento dell'aria come il traffico veicolare o i fumi delle industrie. A tal proposito, il comitato scientifico di Moniter invita la Regione ad adottare alcune contromosse, come "l'adozione di misure di adeguamento tecnologico che portino tutti gli impianti esistenti al livello di quelli oggi più avanzati e il costante adeguamento in futuro". A questo vanno aggiunte "la sorveglianza costante del rispetto delle norme di esercizio degli impianti" e, soprattutto, "l'adozione di politiche di gestione dei rifiuti che non creino ulteriore domanda di incenerimento". E a questo punto, a qualcuno a Modena saranno fischiate le orecchie, dato che l'impianto di via Cavazza è il più potente di tutta la regione.

POLEMICA - La Regione è finita sotto accusa per un breve documento diffuso ieri al convegno bolognese che il professor Paolo Crosignani, direttore della sezione di Epidemiologia dell'Istituto Tumori di Milano, ha chiamato "comunicato stampa" e che non fa "nessun accenno ai segnali, per quanto deboli, che escono da questo studio" sugli effetti per la salute umana (indica tra l'altro "patologie tumorali" e "nascite pretermine"). "Un epidemiologo serio - ha aggiunto - dà molta importanza a questi segnali, vieppiù se coerenti con tutte le altre segnalazioni riportate in letteratura". Un documento che il presidente del Comitato scientifico del progetto Moniter, Benedetto Terracini, non ha visto, ma "se il comunicato stampa della Giunta dice quello che ha detto Crosignani - obietta - chiedo che venga immediatamente eliminato". A denunciare l'episodio è stato in primis il consigliere regionale grillino eletto a Modena Giovanni Favia, ma anche l'associazione Gestione Corretta Rifiuti di Parma che ha diffuso i file audio dei due interventi. Secondo l'esponente del Movimento 5 Stelle, lo studio Moniter non sarebbe esaustivo in quanto mancherebbero "dati e studi relativi alla diossina sulle tracce biologiche, in accensione e spegnimento dei forni (dove la diossina non viene filtrata dalle griglie) e lo studio sulle nano polveri, che sono quantitativamente la parte più rilevante delle emissioni. Inoltre gli impatti epidemiologici si potranno avere solo sul lungo termine - ha concluso - Per questo dovrebbe prevalere il principio di precauzione, visto che le alternative agli inceneritori esistono".

 

 

 

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