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Cronaca Piazza Grande

Duomo e Piazza Grande abbracciano don Erio, Modena applaude il nuovo vescovo

Cerimonia solenne in Cattedrale per l'insediamento di mons. Castellucci, accolto da centinaia di fedeli entusiasti. Con semplicità e modi molto diretti, il nuovo astore della chiesa modenese esordisce: "Non aspettatevi troppo da me, ma ce la metterò tutta"

Conserva ancora i tratti distintivi di un parroco di provincia, che si riassumono in quella semplicità che già ha fatto breccia nelle aspettative dei fedeli modenesi. Mons. Erio Castellucci, dopo la nomina episcopale ricevuta ufficialmente ieri a Forlì, ha fatto oggi il proprio ingresso ufficiale a Modena, in una celebrazione solenne tenutasi in Duomo alle ore 17. In una chiesa gremita – si entrava solo “su invito” - e in una Piazza Grande altrettanto piena, don Erio si è così presentato agli occhi e alle orecchie dei suoi nuovi concittadini.

Dopo aver incontrato le autorità cittadine, il nuovo Arcivescovo ha varcato la soglia della Cattedrale accompagnato da uno stuolo di vescovi e sacerdoti. Mons. Morandi, vicario dopo la prematura scomparsa del compianto Antonio Lanfranchi, ha dato lettura del messaggio di Papa Francesco, a suggellare ancora una volta la nuova missione di castellucci all'ombra della Ghirlandina. Mons. Bernardini, Nunzio Apostolico, ha quindi imposto all'Arcivescovo il “pallio”, una stola in lana d'agnello che simboleggia la comunione con il vescovo di Roma: un lascito della cultura latina che è segno della pecora perduta, malata, debole che il pastore si mette sulle spalle, così come il vescovo deve fare con la propria comunità di fedeli.

Alla celebrazione hanno preso parte 1.300 persone tra le mura del Duomo ed 800 nella tensostruttura ricavata in Piazza Grande, dove altre centinaia di fedeli o semplici curiosi si sono fermati per assistere alle varie fasi della cerimonia, proiettate su un maxischermo. Alle parole di Papa Francesco prima e all'imposizione del “pallio” poi, la Cattedrale e la Piazza si sono profuse in un lungo applauso, cui ha fatto eco il sorriso di mons. Castellucci, fino a quel momento raccolto in silenzio.

Insediamento di mons. Castellucci - Modena 13/09/2015

Durante la liturgia l'Arcivescovo ha tenuto la sua prima omelia (qui il testo integrale), dando appunto contezza di quello spirito di semplicità cui si accennava all'inizio e che rappresenta sicuramente il suo tratto caratteristico. Dopo una breve esegesi del Vangelo, i cui concetti sono stati richiamati con un linguaggio chiaro e diretto, Castellucci si è prodigato nei ringraziamenti di rito e in quelli più personali, tra i quali uno particolare al suo predecessore Benito Cocchi.

“In questi mesi ho avvertito un affetto immenso da parte vostra, espresso anche attraverso lettere, telefonate e messaggi – ha spiegato Castellucci - So che avete molte attese; non aspettatevi però troppo da me. Se il paragone non suonasse ardito e irriverente, direi che l’unica risposta per me possibile alle vostre attese è quella di Gesù nel Vangelo di oggi. Non arrivo a profetizzare, come lui, che dovrò soffrire molto, essere rifiutato e persino venire ucciso – anche perché non saprei risorgere al terzo  giorno – ma mi spingo a dire che insieme, come Chiesa di Modena-Nonantola, dovremo continuare a imboccare le strade che ci conducono ad affidarci di più ai progetti di Dio e aggrapparci di meno ai nostri piccoli disegni”.

L'Arcivescovo ha quindi concluso proprio con un richiamo al Vangelo letto in precedenza: “Non dobbiamo avere paura della debolezza e della croce, perché la misericordia di Dio – alla quale attingeremo con più forza in questo anno giubilare – saprà trasformare la croce in un albero di vita. Da parte mia non garantisco dunque di risolvere i problemi, anzi – come mi ha detto un amico vescovo – sarebbe già molto se non ne creassi degli altri; assicuro però che, con l’aiuto dei nostri Santi ufficiali e domestici, ce la metterò tutta per affrontarli insieme a voi”.

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