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Cronaca Amendola / Strada Panni

Emergenza carceri: "Noi internati, miserabili dimenticati dalle istituzioni"

Gli internati della Casa Lavoro Saliceta San Giuliano scrivono una lettera aperta per denunciare le condizioni a cui sono costretti tra l'assenza di corsi formativi e l'"ergastolo bianco"

Sono 55 dei 70 internati della casa lavoro di Saliceta San Giuliano, si definiscono "Miserabili dimenticati" e sono firmatari di una lettera di denuncia sulla situazione degli istituti penitenziari che è stata letta ieri pomeriggio in occasione del convegno "Carceri, uscire dall'emergenza" tenutosi al Palazzo Europa alla presenza del capogruppo Pd al Senato Anna Finocchiaro.

ERGASTOLO BIANCO - Nelle tre pagine scritte a macchina, gli internati parlano di "sgomento e preoccupazione per gli ultimi risvolti politici in tema di materie penitenziarie", temendo di essere "confinati nel limbo del dimenticatoio: "Per noi - si legge nella missiva - è già di difficile comprensione accettare il principio che regola la materia penale della casa lavoro: essere privati della libertà solo in funzione di una prognostica ipotesi di reiterazione di reato. Pochi lo sanno, ma è la sola ragione che ci tiene rinchiusi qua dentro. Gli internati sono ex detenuti tutt'ora detenuti dopo aver espiato per intero la pena detentiva". È l'anomalia del cosiddetto ergastolo bianco: soggetti giudicati socialmente pericolosi vengono sottoposti a misura detentiva anche dopo avere scontato la pena. "Sarebbe come se, dopo avere pagato il salumiere per quanto acquistato, qualcuno ti costringesse a pagare nuovamente".

FORMAZIONE - I firmatari dell'appello parlano poi di "manifesta violazione dei principi delle libertà individuali, con la beffa che si aggiunge al danno. Appare evidente che se si priva un individuo della sua libertà con il fine preciso di volerlo recuperare ai fini socio-lavorativi, occorre anche fornire gli strumenti idonei affiché si possano trarre elementi oggettivi volti alla concreta valutazione della persona. "Dove sono queste strutture - chiedono gli internati - questi corsi formativi, questo lavoro? Dove li avete dimenticati? Pretendete forse da noi di cercarli nell'oziosità delle nostre giornate?".

RIEDUCAZIONE - Gli internati di Saliceta San Giuliano fanno riferimento poi all'articolo 27 della Costituzione, in cui si specifica che "la pena non deve essere afflittiva bensì tendere alla rieducazione del reo. È chiaro quindi - sostengono - che solo innanzi a una violazione penale è prevista nel nostro ordinamento la privazione della libertà, non certo per una mera ipotesi di commissione di reato. I grandi giuristi che hanno redatto il Codice Penale sono poi concordi nel sostenere che la privazione della libertà debba avvenire solo in flagranza di reato e che l'extrema ratio del carcere debba essere applicata solo in mancanza di possibili pene alternative. Se la casa lavoro è applicabile a chi ha commesso nei dieci anni precedenti tre reati simili, non riusciamo a spiegarci come sia possibile che su una cifra di circa 70mila detenuti siano tutt'ora pendenti da alcune magistrature di sorveglianza circa 3mila internati". "Riteniamo che sia vergognoso per le istituzioni italiane - conclude la lettera - costringerci a scrivere alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo affinché venga rivista una materia palesemente in contrasto con i principi delle libertà individuali. I diritti dei deboli non sono diritti deboli".

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