L'ex manager CPL convince i PM: “Pronte misure meno restrittive”

Francesco Simone esce dalla caserma dei Carabinieri di Modena e mima con le dita la cucitura delle labbra prima di salire sull'auto del proprio avvocato che lo riporta agli arresti domiciliari. Ma quel gesto ermetico è a ben vedere rivolto solo alla stampa che lo attende da ore sotto il solleone del primo cando estivo. Nell'interrogatorio che lo ha tenuto a diretto contatto con i PM Lucia Musti, Pasquale Mazzei e Marco Niccolini, Francesco Simone le labbra le ha scucite ampiamente, riferendo anche ai magistrati modenesi tutti i punti chiavi del sistema corruttivo di CPL Concordia.

L'ex responsabile delle relazioni esterne della coop modenese pare davvero aver convinto la magistratura modenese, che si è detta soddisfatta del colloquio, al pari del legale dello stesso Simone, l'avvocato anconetano Michela Andreano. Una soddisfazione che sfocia addirittura in una “ricompensa”, una sorta di premio per buona condotta che vedrà la Procura di Modena rinunciare all'appello contro la scarcerazione e suggerire misure cautelari ancora meno restrittive dei domiciliari.

Un trattamento benevolo che invece non si applicherà agli altri due indagati illustri, Stefano Verrini e Maurizio Rinaldi, per i quali i PM modenesi hanno fatto appello contro il provvedimento dei domiciliari stabilito dal GIP Andrea Romito. Tuttavia non sono previsti interrogatori a carico dei due ex manager di CPL.

Stando alle dichiarazioni del Procuratore Lucia Musti, l'indagine sembra ormai giunta ad un punto fermo, dal momento che verranno soltanto “rifiniti i contenuti già sollevati dai magistrati di Napoli” che hanno avviato l'inchiesta. Ma non si escludono al contempo nuovi filoni, che evidentemente le dichiarazioni di Simone e di altri hanno aperto, districando i legami tra la coop e la politica.