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Cronaca

Pace, tolleranza e amore per il prossimo nelle parole di un vescovo intimamente legato al senso profondo del sacerdozio

Da quasi un anno Monsignor Castellucci guida la diocesi modenese secondo i principi originari di una chiesa volta a dare alla nostra città un contributo concreto in ogni ambito della vita sociale

Succeduto a Monsignor Antonio Lanfranchi nel giugno dello scorso anno, Don Erio, così preferisce essere chiamato il vescovo di Modena Castellucci, si avvia al compimento di un anno dalla sua nomina. Un  periodo, crediamo, sufficiente per avere un'idea chiara della nostra realtà, di non sempre facile approccio per quanti provengono da altre parti d'Italia, anche se molto vicine. Ciononostante il prelato è subito entrato nel cuore della gente in virtù di una simpatia propria di chi, come lui, pone il dialogo e la profonda conoscenza dell'animo umano al centro di una importante missione pastorale. 

Il tempo scorre veloce e davvero sembra ieri il primo giorno del suo incarico. Che idea si è fatto, in questi mesi, di Modena? "Di una città molto bella ed estremamente attiva malgrado le preoccupazioni economiche e le emergenze che hanno interessato il suo territorio, quali il terremoto e l'alluvione nella bassa."   

Tuttavia la trasformazione del tessuto sociale ha portato con sé aspetti problematici. Quali sono a suo giudizio le aree in cui la chiesa è tenuta a ribadire  localmente la propria presenza? "In primo luogo quelle legate ai suoi compiti: l'annuncio del vangelo, la celebrazione dei sacramenti e la carità. Non le nascondo, comunque, quanto sia arduo operare data la scarsità delle forze che possiamo mettere in campo. Il minor numero di sacerdoti ci impone, perciò, di pensare ad  un maggior coinvolgimento dei praticanti laici e ad una unificazione di alcune parrocchie in modo tale da far convergere al meglio le nostre energie e favorire un servizio più attento alle persone. Poi, crediamo sia prioritario rideterminare il percorso di iniziazione cristiana verso il battesimo, la cresima e il matrimonio, oggi interpretati troppo superficialmente. La povertà spirituale costringe, purtroppo, molti a non considerare, così come dovrebbe essere, l'incontro con l'altro, e con quanti soprattutto si trovano alle prese con le difficoltà materiali, causate dalla perdita del lavoro, o con quelle, non meno gravi, di tipo affettivo e morale. Carità non è una parola astratta, al contrario il suo implicito significato deve spingere ognuno di noi a fare il possibile per aiutare concretamente coloro che versano in condizioni di indigenza o che sono discriminati a causa della loro diversità, in particolare gli immigrati il cui continuo flusso sta introducendo, anche da noi, parecchi elementi di riflessione." 

L'avanzamento di una crescente secolarizzazione è ormai sotto gli occhi di tutti. Come pensa di contrastare questo fenomeno la diocesi geminiana? "Riaffermando l'importanza non solo della preghiera e dell'impegno catechistico, ma anche di altri strumenti quali gli incontri culturali e i momenti di aggregazione. In questo quadro va rafforzato il ruolo delle parrocchie come autentico punto di riferimento."

Con la Lettera alla città resa nota in occasione della festa del Santo Patrono, ha voluto riprendere una tradizione avviata dal vescovo Benito Cocchi. "Sì per creare essenzialmente un ulteriore ponte con i modenesi, dicendo, spero chiaramente, cosa la chiesa può fare per dare grande valore ad ogni essere umano, aldilà delle facili categorizzazioni."

Da qualche tempo a questa parte ModenaToday dedica sulle sue pagine web ampio spazio alle confessioni religiose presenti in ambito comunale: che rapporto ha instaurato con loro il mondo cattolico? "Sin dal mio arrivo, ho riscontrato un positivo rapporto ecumenico con protestanti e ortodossi, estrinsecatosi poi in diverse occasioni tra cui la giornata del creato, una ricca riflessione sulla natura. Oltre a ciò abbiamo dato vita ad un fattivo dialogo interreligioso con ebrei e musulmani, assieme ai quali ci siamo adoperati a creare un tavolo di confronto nonché diverse iniziative compartecipate, molto utili a sciogliere ogni pregiudizio e a generare un clima di continua collaborazione."

Ad ultimo non possiamo esimerci dal chiederle un augurio per gli anni a venire. "Che non può non essere improntato agli inestimabili valori della giustizia, della pace, e soprattutto della fede, indispensabile per far riscoprire alla nostra città la sua profonda radice umanistica e il rispetto del prossimo, spesso offuscato da un egoistico individualismo."

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