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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Arresto di Biagio Passaro, #IoApro si dissocia: "Non fa più parte del movimento"

I fondatori commentano l'arresto dell'imprenditore castelfranchese: "Passaro già da alcune settimane non faceva più parte del nostro movimento"

"In merito alle notizie relative all'arresto di Biagio Passaro, i fondatori di #IoApro Umberto Carriera, Momi EI Hawi, Lorenzo Nannelli, Lino Cirri e Maurizio Pace assieme agli oltre a 80.000 associati del movimento, prendono le distanze dai fatti contestati a Passaro dalla procura di Bologna".

A metterlo in chiaro sono appunto i fondatori del movimento dei ristoratori contrari al lockdown covid, che nel corso dei mesi si è strutturato fino ad abbracciare tematiche di politica nazionale ben più ampie, legandosi per altro con "Rinascimento" di Vittorio Sgarbi e sostenendo il noto critico anche alle recenti elezioni politiche. L'imprenditore di Castelfranco era stato tra i fondatori del movimento e si era speso in molte piazze e in molte sedi.

Tuttavia, gli attuali leader di #IoApro specificano in modo chiaro in una nota: "Passaro già da alcune settimane non faceva più parte del nostro movimento, avendo aderito al manifesto di "Italia Libera" lanciato da Castellino e soci (come annunciato dallo stesso Passaro a La7 nella trasmissione "L'aria che Tira")".

"Le accuse se confermate, vanno nettamente in contrasto con gli ideali del movimento che per due anni ha lottato per la sopravvivenza della categoria e delle imprese in generale. Certi che come sempre la giustizia farà il suo corso", chiosano i ristoratori.

Accuse molto pesanti per Passaro, che da ieri mattina si trova in carcere a Modena, in attesa dell'interrogatorio di garanzia. I reati contestati sono di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio. Cinque in tutto gli indagati, tra cui i genitori di Passaro. Secondo quanto emerso dalle indagini, in quanto amministratori di fatto e di diritto di una società dichiarata fallita nel settembre 2020, hanno sottratto alla disponibilità della procedura fallimentare una serie di documenti: libri, registri e altre scritture contabili previste dalla legge per ingannare i creditori. Avrebbero anche portato via oltre 660mila euro, in gran parte utilizzati per fini personali, portando la società al dissesto con un passivo fallimentare di oltre 1,4 milioni.

C'è poi un'accusa che stride ancora di più con l'attività politica svolta con #IoApro: l'imprenditore avrebbe infatti percepito in modo illecito i cosiddetti "ristori covid", cioè i bonus che lo Stato dava a imprenditori, commercianti e partite Iva per affrontare le chiusure dettate dalla pandemia. Per le fiamme gialle, quei soldi sono stati acquisiti in modo indiretto, per conto di società, che comunque erano a lui riconducibili. Avrebbe intascato circa mezzo milione attraverso dichiarazioni false.

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