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Cronaca

Itinerari Modenesi | Viaggio nel castello di Guiglia tra guerre e leggende

E' uno dei castelli più affascinanti del nostro territorio, infatti quello di Guiglia riesce a riunire architetture medioevali possenti con arte, leggende e un panorama naturalistico mozzafiato

Un castello che racchiude in se arte, leggende e l'incanto naturalistico, si tratta del Castello di Guiglia, uno dei luoghi medioevali che gode una delle vedute più stupefacenti del nostro territorio, riuscendo ad abbracciare il corso del fiume Panaro osservando la pianura. La prima citazione del castello è davvero molto antica, infatti risale all'890, quando Guiglia rientrò nelle terre di Matilde di Canossa e diventò teatro di frequenti scontri per la posizione di confine tra modenesi e bolognesi. Il castello porta anche il nome di "Conventino" in quanto fu un convento di carmelitani fondato presso le mura del 1632 da Francesco Montecuccoli.

Quella del castello di Guiglia è da sempre coronata dal sangue, infatti passò di possessore in possessore, ossia nel 1405 era dei Pio di Carpi, pi nel '500 degli Estensi, e questi con Francesco I d'Este nel 1630 lo consegnarono in mano ai marchesi Montecuccoli, loro feudatari. I motivi della visita sono tanti, ma alcuni aspetti architettonici prevalgono su altri, come per esempio il solenne portale in facciata che introduce al cortile con loggiato a colonne e stucchi di un fastoso barocco simile a quello delle seicentesche dimore estensi. Altrettanto interessante è il possente torrione medioevale che domina la struttura e il monte. 

LA LEGGENDA. Secondo una leggenda, presso il castello di Guiglia viveva a corte un prode cavaliere che era innamorato della figlia del castellano. Il loro amore era segreto. La ragazza venne messa in palio come premio di un torneo, così il cavaliere ne prese parte, ma il rivale lo spinse a terra conquistando il premio ambito. La fanciulla chiese al padre di annullare il torneo e di poter curare il cavaliere ferito, ma in seguito a quella scelta la ragazza scomparve misteriosamente, forse rapita dal vincitore della sfida. Il cavaliere era distrutto dal dolore e le sue condizioni tornarono ad aggravarsi, finché una notte non vide dalla sua finestra una donna che gli pareva la fanciulla amata. Senza pensarci su corse fuori dal castello tentando di raggiungerla, ma lei si disperse nella foresta lasciando dietro di sè una scarpetta d'oro sulla riva del fiume. Il cavaliere non sappe mai che si trattava di una fata, e rimase a fissare il fiume che cambiava colore diventando color ruggine a causa della scarpetta magica. Ancora oggi, l'erba ai bordi del fiume è macchiata di un color ruggine.

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