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Cronaca

"Mia figlia? Trattata da diversa dall'autista dell'autobus"

Il Ministro all'Integrazione Cécile Kyenge in un'intervista al settimanale Chi: "Il conducente l'aveva trattata male, pensando fosse straniera e che volesse fare la furba per non pagare il biglietto, mentre la sua tessera non funzionava"

Le corse dietro all'autobus che ignora la fermata, le porte che si aprono, il brontolio dell'autista e, se ci sta, anche un "cortese" e reciproco invito a frequentare rinomate località esotiche. Una scena arcinota, come tante, per ogni pendolare, dallo studente, al lavoratore, che sa come sia difficile intrattenere buoni rapporti con i conducenti dei mezzi pubblici. Una cosa del genere non fa notizia, mentre guadagna gli onori delle cronache nazionali se, ad avere attriti con il trasporto pubblico locale, è la figlia del ministro più discusso dell'attuale Governo, Cécile Kyenge.

Giulia, la figlia del ministro per l'Integrazione, sarebbe stata trattata male in autobus dal conducente, il quale pensava "fosse straniera e che volesse fare la furba per non pagare il biglietto". A raccontarlo è stato lo stesso Ministro  in un'intervista concessa al settimanale Chi oggi in edicola. "Non ho avuto problemi in Italia - ha raccontato Kyenge - sia quando sono venuta a Roma per studiare medicina, sia quando mi sono trasferita a Modena per vivere e lavorare. Certo, all'inizio c'era grande diffidenza, gli italiani però hanno una grande tradizione di accoglienza. A mia figlia, che è italiana, è andata peggio". Giulia è una delle due figlie della Kyenge, nate dal matrimonio con l'ingegnere calabrese Domenico Grispino.

"Le ragazze non si sentono diverse, perchè hanno un padre italiano", aggiunge il ministro. "Un giorno, però, Giulia è tornata scioccata, perchè il conducente dell'autobus l'aveva trattata male, pensando fosse straniera e che volesse fare la furba per non pagare il biglietto, mentre la sua tessera non funzionava. È stato aggressivo e i compagni hanno dovuto difenderla - ha concluso - Io sogno di vedere le persone trattate come cittadini, senza differenze. La persona dovrebbe stare al centro di un progetto per una nuova convivenza". Insomma, alla fine di tutto, si può evidenziare come la figlia del ministro sia stata trattata esattamente come un qualsiasi utente del servizio pubblico.

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