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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Legambiente chiede una politica di mobilità regionale che guardi al trasporto pubblico

“Chiudere definitivamente con la gomma, e dedicare il 100% delle risorse a trasporto pubblico, intermodalità e distribuzione sostenibile delle merci” questi alcuni dei punti centrali per Legambiente

"In Regione l’ultimo Piano dei trasporti risale a 20 anni fa con autostrade previste prima del protocollo di Kyoto. E oggi due terzi degli investimenti in infrastrutture oggi sono per nuove strade" conqueste dichiarazioni Legambiente Emili-Romagna consegna un messaggio ai candidati impegnati in regione nella campagna nazionale, così come agli eletti che siedono già nei banchi del Consiglio regionale. L’associazione sottolinea l’urgenza di definire le infrastrutture per il trasporto veramente utili, e in linea con i tempi: in altre parole chiudere con gli investimenti per la gomma e, per le nuove infrastrutture, dedicare il 100% delle risorse al trasporto pubblico, intermodalità e distribuzione sostenibile delle merci.

L’associazione sottolinea l’inadeguatezza delle priorità infrastrutturali che oggi sono sui tavoli della Regione e del Ministero mettendo in evidenza criticità di tempi e investimenti:  l’ultimo Piano dei Trasporti approvato in regione risale al 1998 ed è scaduto da 10 anni. Alcune delle opere che vi sono previste risalgono a 40 anni fa, un’epoca con economia ed industriale completamente diversa da oggi ed in cui nemmeno si parlava di cambiamenti climatici; gli investimenti in infrastrutture negli ultimi decenni, se si esclude l’alta velocità, hanno riguardato soprattutto la realizzazione di strade.  Ma anche nei più recenti documenti regionali gli investimenti sulle strade sono il doppio  di quelli per opere funzionali al trasporto pubblico.

Mentre le città verdi del centro e nord Europa puntano su trasporto pubblico a zero emissioni, linee di tram,  pedonalità e ciclabilità,  da noi si investe ancora sull’auto - segnala Lorenzo Frattini, presidente regionale di Legambiente - Allo stesso tempo non si riescono a terminare opere cruciali come il Servizio ferroviario metropolitano di Bologna oppure non si elettrifica la linea Parma-Brescia. Ma mancano anche le risorse minime per tenere in funzioni opere già esistenti come il ponte sul Po tra Parma ed il cremonese, oggi chiuso per problemi strutturali, o mantenere la viabilità minore in Appennino assieme ad un adeguato trasporto pubblico”.

Secondo Legambiente la scelta incide negativamente anche sulla cantierabilità delle opere: i progetti faraonici dai grandi impatti ambientali, stanno mostrando sempre di più forti limiti nei tempi di realizzazione e nel reperimento di risorse private. Abbandonarli a favore del potenziamento delle linee ferroviarie esistenti, piuttosto che in una rete efficace di piste ciclabili, significa anche riuscire ad avviare più cantieri e creare più lavoro. Occorre dunque un nuovo piano per la mobilità regionale e per il bacino padano, in linea coi tempi e con le grandi sfide ambientali di oggi. Non possiamo però accontentarci di declamare questa necessità, perché tutti sappiamo che è possibile intervenire da subito per imboccare finalmente la giusta strada.

Un primo elenco parziale di problemi da risolvere e opere necessarie secondo Legambiente nel territorio modenese:

1.  non esistono più treni diretti Modena - Verona;

2.  nell'asse modenese nord-sud non è adeguatamente sfruttata la linea Sassuolo - Modena -Carpi, possibile metropolitana di superficie che potrebbe essere estesa anche fino a Maranello;

2.  per aiutare veramente la logistica del distretto ceramico occorre realizzare il collegamento ferroviario tra gli scali merci di Dinazzano e quello di Marzaglia, infrastruttura ben più utile alla competitività  rispetto alla Bretella Autostradale oggi in progetto;

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