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Cronaca

Le leggende di Natale che i modenesi raccontavano attorno al camino

Per i modenesi Natale si vede nella vasta cucina sede delle rezdore, nelle illuminazioni delle città, nei presepi dei borghi di montagna, ma anche nelle leggende e storie popolari che i più anziani raccontavano attorno al camino

Le terre modenesi non sono famose nel periodo natalizio solo per i piatti succulenti, per il buon vino e per i meravigliosi paesaggi, specie dell'Appennino, ma anche per le storie popolari e le leggende che si sono raccontate lungo i secoli le notti d'inverno che vedevano creature magiche aggirarsi proprio in quei luoghi. Tre delle storie popolari più raccontate dai modenesi sulle terre modenesi:

LA FATA DELLA GADELLA. La storia è ambientata nel territorio di Sestola, precisamente presso la località Gadella, dove tutt'oggi ci sono due vecchi mulini, conosciuti come Pagliai e Sergentino. Un tempo erano azionati dallo scorrere dell'acqua dei torrenti Dogana e Prete. Un tempo c'erano due mugnai, sottoposti ad un lavoro pesantissimo, così assunsero anziani e bambini per setacciare la farina. Sette di questi bambini erano orfani di madre, e il padre per tirare avanti si sposò con una vicina di casa, che si rivelò una matrigna molto cattiva. Un giorno non riuscirono a setacciare abbastanza farina per guadagnare bene e alla sera, per evitare la violenza della matrigna, si nascosero dietro una grossa pietra a forma di conchiglia. Era la casa di una fata che, sentendoli piangere e lamentarsi, si commosse, e così, preso un setaccio di seta cominciò a setacciare al posto loro, rubando i chicchi di farina la notte prima, e poi setacciandoli per averli pronti l'indomani. I bambini si sorprendevano da soli di tutto il lavoro che ora, senza nessuna fatica, riuscivano a compiere. I mugnai soddisfatti triplicarono loro la paga, e ciò calmo la matrigna. Ancora oggi presso Gadella esiste il masso abitato dalla Fata, e se si accosta l'orecchio alla sua apertura a conchiglia, si sente distintamente il ritmo cadenzato del setaccio che la fata continua ad usare instancabilmente.

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