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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Unimore, ricerca pubblicata su Lancet Respiratory Medicine

Pubblicato sulla prestigiosa rivista una ricerca internazionale riguardante il trattamento farmacologico nei pazienti con BPCO - Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva. Tra gli autori il prof. Leonardo Fabbri

Porta anche la firma di un ricercatore italiano, il prof. Leonardo Fabbri, docente dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e direttore della Clinica di Malattie Respiratorie dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, lo studio recentemente pubblicato sul Lancet Respiratory Medicine e dedicato al trattamento farmacologico nella BPCO- Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva.

La ricerca dal titolo “Effect of ADRB2 polymorphisms on the efficacy of salmeterol and tiotropium in preventing COPD exacerbations”, a firma di molti dei più noti pneumologi mondiali, tra cui Klaus F. Rabe dell’Università di Kiel/Grosshansdorf (Germania), Leonardo M. Fabbri, Elliot Israel della Havard Medical School di Boston (USA), Haral Kögler, Kathrin Riemann, Hendrik Schmidt e Thomas Glaab del Centro di ricerca di Boehringer Ingelheim (Germania) e Claus Vogelmeier della Università di Marburg (Germania), è stata condotta a livello internazionale su un campione di oltre 5.000 pazienti con BPCO moderato-grave.

Lo studio ha consentito di dimostrare che esistano fattori genetici presenti in una parte della popolazione, i quali incidono in maniera sensibile nell’efficacia dell’utilizzo di farmaci broncodilatatoribeta2-agonisti come il salmeterolo, impiegato diffusamente come trattamento terapeutico in caso di fenomeni di riacutizzazione della patologia, quali episodi di transitorio aumento di tosse, catarro e mancanza di respiro, soprattutto invernali e soprattutto infettivi, che costringono i pazienti a ricorrere al proprio medico o al ricovero in ospedale. Il salmeterolo (assieme al formoterolo, indacaterolo) fa parte dei beta-2 stimolanti, una categoria di broncodilatatori che accanto agli anticolinergici (tiotropio, aclidionium, glicopirrolato) è utilizzata nel trattamento delle riacutizzazioni della BPCO.

Gli studi più recenti finora hanno dimostrato una superiore efficacia degli anticolinergici, ed in particolare del tiotorpio, rispetto ai beta-2 stimolanti, ma il lavoro pubblicato sul Lancet Respiratory Medicine dimostra ora una verità più sfaccettata: all’incirca un sesto dei pazienti oggetto dello studio, portatori del genotipo arginina-arginina (Arg-Arg), presentano una miglior risposta al salmeterolo, pari a quella del tiotropio, mentre in tutti gli altri genotipi la risposta al salmeterolo risulta significativamente inferiore.

La ricerca apre in questo modo la strada ad alcuni fronti terapeutici di notevole interesse. In primo luogo annuncia ad un sottogruppo di pazienti, circa 1/6 del totale, identificabili attraverso semplici studi genetici, la possibilità di avere a disposizione una più ampia ed efficace scelta farmacologica nel trattamento della BPCO e, su un piano più generale, dimostra l’importanza dello sviluppo di ricerche volte a individuare percorsi “personalizzati” per il trattamento farmacologico.

“La ricerca - dichiara il prof. Leonardo Fabbri del’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, co-autore del lavoro - dimostra come oggi anche piccoli passi avanti nelle conoscenze mediche richiedano sforzi giganteschi con studi prolungati condotti su migliaia di pazienti da parte di centri altamente specializzati. I risultati vanno nella direzione della personalizzazione della terapia, che viene sempre più guidata da esami di laboratorio che consentono una miglior caratterizzazione dei pazienti. La feno-genotipizzazione dei pazienti è pratica clinica in alcuni settori della medicina, in particolare in oncologia ed ematologia: questo studio dimostra che la feno-genotipizzazione è all’ordine del giorno anche in medicina respiratoria”.

“La Clinica di Malattie Respiratorie – ha sottolineato il prof. Mario Luppi, Direttore del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Materno-Infantili e dell’Adulto dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – è da sempre in prima linea nella ricerca contro le malattie respiratorie croniche, ed in particolare della BPCO, dell’asma, e delle malattie rare del polmone (MaRP), ed ha contribuito in maniera significativa negli ultimi 10 anni alla conduzione e pubblicazione di numerosi importanti studi internazionali su nuovi approcci terapeutici.”

Lo studio si rivela anche di notevole importanza per l’alta incidenza che la BPCO ha sulla popolazione: in Italia si stima che la patologia colpisca il 5% delle persone, all’incirca più di 3 milioni di persone, con un numero di morti che è stimato attorno ai 20.000 casi all’anno.

“Una malattia – commenta il prof. Leonardo Fabbri - con un enorme peso sociale ed economico, che mina la qualità di vita dei pazienti, soprattutto nelle fasi avanzate della vita. Si stima che il 20 per cento dei pazienti necessiti di terapia farmacologica continua, che nei casi più gravi comprende la necessità di somministrare continuativamente ossigeno (circa 60-70.000 persone in Italia). A Modena e provincia queste cifre si traducono in circa 30.000 pazienti affetti, dei quali 6.000 necessitano di terapia continuativa, 5-700 pazienti in ossigenoterapia continua, circa 200 morti all’anno primariamente per BPCO. Un aspetto importante della malattia sono le riacutizzazioni: a Modena e Provincia si ricoverano circa 5-600 pazienti all’anno per riacutizzazioni di BPCO”.

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