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Cronaca

Denuncia della Cgil: “Chiede gli straordinari e viene licenziata per ritorsione”

Il sindacato solleva il caso di una lavoratrice di una piccola azienda modenese, che si era attivata chiedendo la consulenza della stessa Fiom per vedere retribuite le ore di straordinario sue e dei colleghi

La Fiom/Cgil denuncia pubblicamente un caso di condotta illecita da parte di un'azienda modenese, colpevole secondo la sigla sindacale dei metalmeccanici di aver licenziato some atto di ritorsione una propria dipendente. Si tratta di una piccola impresa, la Oilsafe s.r.l. con sede a Modena città, che impiega 8 dipendenti nel settore della oleodinamica. Il fatto denunciato risale allo scorso 17 settembre, data in cui la donna è stata lasciata a casa.

La motivazione formale del licenziamento è quella del “giustificato motivo oggettivo”, ma il sindacato è di tutt'altro avviso e accusa la ditta di aver in realtà attuato una ritorsione discriminatoria nei confronti di colei che, nei mesi precedenti, aveva organizzato sindacalmente i propri colleghi di lavoro.

“Che le ragioni economiche addotte dall'azienda siano puramente pretestuose – scrive la Fiom – lo dimostrano, da un lato, il fatto che la mansione svolta precedentemente dalla dipendente licenziata è stata ora affidata ad un'altra lavoratrice, prima addetta ad altri compiti, e dall'altro il fatto che in azienda si stanno continuando a svolgere parecchie ore di straordinario”. Proprio il mancato pagamento delle ore di straordinario è stata la causa del contenzioso che negli scorsi mesi ha visto i lavoratori, organizzati appunto dalla donna, rivolgersi al sindacato e, tramite esso, ottenere dall'azienda quanto dovuto.

“Da quel momento è scattata una serie continua di pressioni ed intimidazioni nei confronti dei principali artefici della vertenza che ha portato fino al licenziamento – prosegue la Fiom – Riteniamo grave ed inaccettabile un comportamento di tal genere e pertanto darà tutta l'assistenza sindacale e legale necessaria affinché la lavoratrice possa essere reintegrata sul proprio posto di lavoro. Quello comminato è considerato un provvedimento palesemente discriminatorio e ritorsivo per cui si prevede il reintegro a prescindere dalle dimensioni occupazionali dell'impresa”.

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