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Cronaca

Casalesi, niente scorta per il magistrato pedinato dai clan

Stando alle dichiarazioni di un pentito, Lucia Musti sarebbe stata seguita dai casalesi mentre era in servizio alla Dda di Bologna: per il magistrato sarà attuato un servizio di vigilanza attiva a casa, sul lavoro e durante gli spostamenti

Certificato antimafia sì, no, forse? Nell'ambiente giudiziario, ha fatto discutere la proposta del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso di abolire il certificato antimafia per sostituirlo con una "white list" di aziende virtuose. Tra i favorevoli, il procuratore aggiunto di Modena Lucia Musti che, stando alle dichiarazioni di un pentito, sarebbe stata seguita dal clan dei casalesi mentre era in servizio alla Dda di Bologna: "Quella di Grasso è una proposta che mi tranquillizza di più rispetto a quella del precedente governo su cui mi ero espressa in senso negativo", ha dichiarato intervenendo a Bologna alla presentazione di "Gotica", il libro di Giovanni Tizian, il quale ha invece espresso contrarietà per l'ipotesi lanciata da Grasso.

"Mi sembra una buona idea purché sia fatta bene - ha aggiunto Lucia Musti - perché se non siamo in grado di distinguere il buono dal cattivo e nella white list ci si infila una azienda black, allora siamo punto e a capo". Sul pericolo corso da Lucia Musti, al termine del Comitato per l'Ordine e la Sicurezza tenutosi ieri pomeriggio si è espresso il Prefetto di Modena Benedetto Basile, il quale ha annunciato "misure idonee per tutelare la sicurezza". Il collaboratore di giustizia di recente aveva recentemente riferito agli inquirenti, nel corso di un'inchiesta a Catanzaro, che il magistrato Musti sarebbe stato seguito anche dopo il settembre 2009, quando dalla Dda di Bologna si trasferì alla procura di Modena, ma che poi il pedinamento non ebbe più seguito. A quanto si apprende, Musti non sarà dotata di una scorta, ma sarà attuata una vigilanza attiva nei suoi confronti da parte delle forze dell'ordine presso l'abitazione, il posto di lavoro e durante i suoi spostamenti.

Ha storto il naso, invece, Giovanni Tizian: "Piuttosto che abolire il certificato antimafia bisognerebbe accelerarne le procedure di rilascio, dando più risorse alle Prefetture". Spiegando di non volere dare giudizi politici e di non essere per partito preso contrario alle white list, Tizian ha posto l'accento sulla questione delle risorse a disposizione delle Prefetture: "Fino ad un anno fa pensavo che il certificato antimafia fosse inutile - ha detto - poi ho visto la Prefettura di Reggio Emilia revocarne 10 in un anno, e ho cambiato idea. Ho visto che ha una sua funzione, ma bisogna farlo più rapidamente. Il problema non è togliere il certificato, ma dare le risorse affinché vengano rilasciati rapidamente. E soprattutto che diventi nazionale: se non posso lavorare a Reggio Emilia, non dovrei poterlo fare a Parma".

 

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