rotate-mobile
Cronaca

Mafia: pizzo e usura, Modena seconda in regione solo a Bologna

Il 12esimo rapporto annuale di Sos Impresa: bassa modenese terra di conquista per i clan che si impongono nella nostra regione con l'usura e la somministrazione illegale di manodopera. Tizian: "Oggi il pizzo si è fatto servizio"

Compare almeno una ventina di volte il nome della città Modena. Non solo per le numerose operazioni antimafia che hanno avuto come teatro il nostro territorio, ma anche per l’incremento di reati legati al gioco d’azzardo, all’usura, alle estorsioni, ai danneggiamenti a scopo intimidatorio. A cui si aggiunge un’intensa attività in ambito economico-imprenditoriale: preferito dalle mafie, specie al nord, in cui investire buona parte dell’immensa liquidità di provenienza illecita di cui dispongono, per l’acquisizione di imprese e per l’aggiudicazione degli appalti. Settori ancor più vulnerabili oggi, causa il permanere di sistemi di assegnazione come il massimo ribasso e le gravi difficoltà dovute all’attuale periodo di crisi. È tutto descritto in modo meticoloso nell’ultimo rapporto nazionale, il 12°, di Sos-Impresa, l’associazione di Confesercenti che si occupa della tutela degli imprenditori che denunciano i mafiosi.

MODENA, TERRITORIO CRUCIALE PER I CLAN - Sono le parole del pentito Domenico Bidognetti a raccontare che Modena così come l’Emilia Romagna “È terra di conquista per i casalesi” e non solo. "I Casalesi - come recita il rapporto - sono arrivati in Emilia in un primo momento per fornire supporto logistico e, poi, per agevolare penetrazioni finanziarie illecite nel mercato immobiliare e nella gestione di impresa". Dalla mappa che traccia Sos-Impresa, è costituito dagli appalti, in particolare quelli per le grandi opere, il canale che continua ad essere preferito dalle cosche per insediarsi sul territorio. I soggetti criminali poi, non mancano, "in particolar modo nella provincia di Modena, soprattutto nell’area che abbraccia i comuni di Castelfranco Emilia, Nonantola, Bomporto, Soliera, San Prospero, Bastiglia e Mirandola". Lungo poi l’elenco delle operazioni antimafia dove il nome della città è citato più volte: dalla ‘Minotauro’ in cui emerse il ruolo di alcuni trasportatori che importavano la cocaina a Modena, alle operazioni "San Cipriano" e "Pressing II" del 2010, che portarono in carcere persone legate ai clan dei casalesi tra le quali un insospettabile avvocato. Fino agli ‘ndraghetisti latitanti arrestati in città negli anni, e agli interessi delle cosche di San Luca (RC) sull’asse Bologna-Modena-Aosta.

PIZZO, USURA E INFILTRAZIONI - Sono 2000, secondo Sos-Impresa i commercianti e imprenditori in regione taglieggiati, il 5% del totale. E tra le città indicate Modena occupa il secondo posto dopo Bologna. Quanto alle indagini sulle estorsioni, nel 2010, a Modena e provincia sono state 4, tante quante quelle a Vibo Valentia, Catanzaro, Cosenza e più di Milano. "La crisi economica – denuncia inoltre il rapporto – in un’area caratterizzata da un’imprenditorialità diffusa ha creato quel terreno fertile nel quale l’usura si è insinuata quale credito sussidiario a quello bancario (...) nel triangolo Modena Reggio Emilia e Parma, si segnala la presenza consolidata di gruppi camorristici del casertano attivi anche nelle pratiche usurarie e della ‘ndrangheta che gestisce da anni il comparto delle bische clandestine e del gioco d’azzardo. Non è poi immune da infiltrazioni nemmeno la filiera agroindustriale, nel rapporto infatti Modena viene citata come la provincia in cui ci sono caporali che operano nel settore della macellazione in cui lavoratori extracomunitari sono assunti in nero e attraverso l’intermediazione di finte operative di facchinaggio. "Negli anni in Emilia sono aumentati i casi di somministrazione illegale di manodopera (…) un nuovo caporalato che si sviluppa anche attraverso l’utilizzo di operative spurie (…) i costi del lavoro si riducono notevolmente (…) si arriva a risparmiare fino a 12 euro l’ora per operaio".

GIOVANNI TIZIAN - “È una mafia liquida, in movimento che tende a privilegiare i territori ricchi, come appunto quello modenese, nei quali investire gli ingenti proventi delle attività malavitose", ha dichiarato Giovanni Tizian, il giornalista modenese sotto scorta, in occasione della presentazione del suo libro "Gotica" qualche giorno fa presso la sede di Confesercenti Modena. "A quanto riportato dall’ultimo rapporto Sos-Impresa su Modena vanno aggiunti altri e non meno preoccupati fattori tuttora motivo di indagine quali le transazioni di denaro sospette e gli incendi dolosi: circa 350 negli ultimi anni quelli ai danni di pubblici esercizi, cantieri, mezzi da lavoro, auto etc. Elementi che non escludono il radicamento della criminalità organizzata, che non dismette i metodi tradizionali usura estorsioni, intimidazioni e che si muove sullo stretto confine che corre tra la legalità e l’illegalità. Oggi il pizzo si è fatto servizio. I mafiosi al nord si fanno imprenditori per lavorare nell’economia legale appoggiandosi ad insospettabili colletti bianchi, avvocati, direttori di banca; acquisiscono azione e nessun settore può dirsi al riparo, hanno sostituito in taluni casi la pistola col pc. I servizi che offrono, dallo smaltimento dei rifiuti, al movimento terra, all’edilizia, al facchinaggio grazie all’immensa liquidità in loro possesso, sono a prezzi irrisori e tali da sbaragliare ogni sorta di concorrenza. I piccoli comuni, poi, risultano più esposti alle infiltrazioni e molto appetibili alle mafie, come ai privati. Situazione quella creatasi, in cui il silenzio – ricorda Tizian - e la crisi economica, si stanno rivelando alleati fondamentali della criminalità organizzata”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Mafia: pizzo e usura, Modena seconda in regione solo a Bologna

ModenaToday è in caricamento