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Cronaca

A 39 anni nell'Isis, la Jihad trova adepti anche a Modena

Fra i miliziani del califfato islamico anche tanti "stranieri", immigrati di seconda generazione che scelgono di combattere in Medio Oriente. L'intelligence italiana tiene sott'occhio diverse persone, tra cui un modenese di 39 anni, Fabio E.

La rete della Jihad islamica, oggi tessuta dalle milizie dell'Isis, copre anche l'Italia e si spinge fino a Modena. Un articolo comparso sul quotidiano la Repubblica, a firma di Paolo Berizzi, traccia un'analisi del reclutamento delle cellule jihadiste nel nostro paese, fornendo spunti interessanti e facendo arrivare le tracce fino al nostro territorio.

Protagonisti di questa storia sono cittadini italiani, cosiddetti immigrati di seconda generazione, nati nel nostro paese ma con profonde radici culturali nell'Islam e attirati – per scelta o per necessità – dal progetto rivoluzionario armato, oggi guidato dal Califfo Abu Bakr al-Baghdadi. Fabio E., il nome riporta da Repubblica, è un 39enne modenese convertito all'Islam, che i nostri servizi segreti considerano da ormai diversi anni vicino a diversi gruppi terroristici. Prima nella storia di Fabio vi era Al-Quaeda, oggi c'è Ansar al Sharia, un gruppo libico messo al bando dalle Nazioni Unite.

Per Fabio, così come per un amico mantovano e per una quarantina di altri connazionali monitorati dalla nostra intelligence, il percorso di coinvolgimento passa prima di tutto per un inserimento nel network jihadista, che solo in Europa conta 3mila adepti. Conoscenza, propaganda e nascita di relazioni interpersonali sono il primo passo, poi c'è la partenza per la Libia o la Siria, per prendere parte alle attività militari delle cellule armate.

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