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Cronaca

Aumentano i morti sul lavoro, un anno terribile per Modena

I dati delle morti bianche riportati dall'Inail aprono uno scenario davvero inquietante. Modena è maglia nera in regione, con un numero di decessi quasi raddoppiato in appena un anno

Crescono i controlli nelle aziende e nei cantieri da parte dell'ispettorato territoriale del lavoro, ma aumentano anche gli infortuni: un fenomeno che va in parallelo alla crescita dell'occupazione, per il periodo gennaio-ottobre 2017. In calo, invece, le morti bianche rispetto al trend nazionale. 

è la fotografia sulla situazione regionale scattata a Bologna qualche giorno fa, in commissione a Palazzo D'Accursio, nell'udienza informativa sugli infortuni sul lavoro e sulle morti bianche, tenutasi a Bologna. Tra gennaio e ottobre 2017, in Emilia-Romagna i morti sul lavoro sono diminuiti di sette unità rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, 103 contro 110. Su Bologna le morti bianche, osservando i dati Inail, sono 19 nel periodo fino al 31 ottobre di quest'anno, con tre decessi in meno rispetto a un anno fa. Modena, in coda alla graduatoria, registra l'incremento maggiore dei decessi rispetto a un anno fa passando dalle 13 del 2016 alle 22 di quest'anno. 

Ferrara e Piacenza, invece, riescono a dimezzare i morti di un anno fa fermandosi a otto e cinque vittime. Per quanto riguarda gli infortuni sul posto di lavoro, invece, "l'aumento è dovuto alla conseguente lieve crescita occupazionale registrata durante il 2017", nota Anna Uccellari, vicedirettore dell'Inail di Bologna. Nel periodo gennaio-ottobre 2016 le denunce di infortuni sul lavoro in Emilia-Romagna erano 69.662 mentre per lo stesso periodo del 2017 sono 71.567.

Se a Bologna (e non solo) gli infortuni aumentano conseguentemente all'incremento dell'occupazione non mancano però quelle situazioni che concorrono all'incremento degli incidenti. Secondo Maria Capozzi, dell'Ispettorato territoriale del lavoro, occorre mettere sotto la lente di ingrandimento "tutte quelle aziende che non investono in sicurezza e che invece ne riducono i presidi. Molti degli infortuni sono dovuti all'abbattimento delle spese per la sicurezza pur di ottenere gli appalti". 

Un altro fattore di rischio per l'aumento di incidentalità sul posto di lavoro è dovuto "all'estrema esternalizzazione dei contratti di appalto e al coinvolgimento di lavoratori con contratti flessibili, poco professionalizzati, che non forniscono più l'esperienza necessaria a evitare i rischi degli infortuni sul luogo di lavoro". 

Un dato interessante che viene fuori dalle statistiche dell'Inail è quello appartenente alla fascia di età con il maggior numero di infortuni che si verificano in lavoratori compresi tra i 40 e i 55 anni, "quella più a rischio", secondo Uccellari. Conseguentemente nei cantieri, in agricoltura e in fabbrica occorre considerare quanti lavoratori contraggono delle malattie professionali. "I media parlano in particolare dei casi di tumore nei dipendenti di fabbriche con tetti in amianto o nelle quali si è stati in contatto questo materiale- spiega Uccellari- ma esistono tantissime altre patologie, seppur meno gravi, che rappresentano il grosso dei dati degli eventi traumatici dovuti al lavoro, come nel caso delle malattie da sforzo".

A influire sui dati sugli infortuni, secondo Uccellari, c'è anche "l'aumento dell'età pensionabile e la missione dell'Inail è quella di accompagnare l'infortunato fino alla guarigione da un evento traumatico oppure seguiamo fino ai casi di infortuni mortali per consentire una rendita agli aventi diritto". A limitare il numero di infortuni e a verificare le soluzioni che intraprendono le aziende in termini di prevenzione, interviene l'ispettorato regionale, con progetti coordinati da Inps e Inail.

(DIRE)

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