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Il surrealismo modenese, la donna raccontata da Massimo Giacchero

La Meridiana accoglie fino al 19 Febbraio una mostra gratuita surrealista e simbolista. Tra gli artisti un modenese, Massimo Giacchero, che attraverso le sue opere racconta la donna in tutte le sue sfumature

In terra modenese non solo cucina e motori, ma anche arte. Al Club Meridiana di Casinalbo i surrealisti della zona si sono uniti per presentare al pubblico una mostra d'arte gratuita che porta il pubblico a sperimentare i simboli e l'ambiguità di questo genere pittorico, reso famoso da Salvador Dalì e Joan Mirò. La mostra, voluta da Barbara Ghisi, rimane aperta fino al 19 Febbraio e raccoglie pittori emiliani, veneti e lombardi, di cui trovate di seguito le foto di Miriam Bergonzini e dello studio Fotozoom. Tra di essi anche un modenese, il 49enne Massimo Giacchero, che abbiamo intervistato durante la mostra.

Come si diventa artisti oggi? Bisogna sentirne la necessità. L'arte è uno dei tanti mezzi di comunicazione che abbiamo per esprimere il nostro pensiero, perciò in principio ci deve essere un'idea. Io ho iniziato a sperimentare le varie tecniche pittoriche quando avevo 15 anni, serve una lunga preparazione. Le mie prime esposizioni risalgono agli anni '90, si tratta di opere surrealiste e simboliste con tecniche che variano dall'olio su tela ai colori acrilici, con un uso frequente della foglia d'oro. Ho esposto all'Art Box di Bologna e al Vision Art di Parma, ma ciò di cui sono più fiero è l'essere diventato maestro d'arte dopo aver vinto un concorso a Roma. In seguito ho passato 10 anni senza esporre le mie opere, ho continuato a dipingere facendo un viaggio introspettivo.

Mostra Surrealista a La Meridiana, 31 Gennaio - 19 Febbraio 2015

Perché la donna? Perché da sempre l'arte, e non solo, ha visto la donna come una fonte di ispirazione. Si tratta di un punto focale da cui io sono partito per poi rappresentare la mia idea di donna, un viaggio che parte dall'anima e dai sentimenti, fino ad arrivare ad una sua rappresentazione fisica. L'arte è stata il mio filtro.

L'opera più importante esposta in mostra riguarda quattro immagini unite dal concetto della donna, cosa rappresentano? Queste quattro opere sono la mia monnalisa, cioè il modo in cui io interpreto la donna. Si parte dalla mente, quindi il cuore, l'animo e infine, ma non per ultimo, lo spirito. Attraverso i generi surrealista e simbolista è possibile raffigurare un concetto così complesso come la donna, che in sè ha tutti e quattro gli elementi del mondo. Il senso più importante che voglio dare della donna è la sua completezza, e immaginando le quattro opere come una sola, questo aspetto diventa evidente.

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