rotate-mobile
Cronaca Strada Sant'Anna / Strada Sant'Anna

Overdose e nessuna violenza sui detenuti morti al Sant'Anna, le ragioni dell'archiviazione

La Procura evidenzia come la morte sia dipesa esclusivamente dall'assunzione di farmaci. Non è emersa sottovalutazione delle condizioni di salute dei detenuti morti a seguito del trasferimento

La richiesta di archiviazione per l'inchiesta sulla strage nel carcere di Modena del marzo scorso è motivata da un documento di 76 pagine, nel quali i pm modenesi - Di Giorgio, De Santis e graziano -ricostruiscono il contesto nel quale si sono verificati gli otto decessi, sia di quelli avvenuti presso il carcere di Modena, sia di quelli constatati presso gli istituti di Verona, di Parma e di Alessandria. 

L'indagine - i cui accertamenti sono stati delegati alla Polizia di Stato - trova il suo principale fondamento negli esami autoptici che hanno accertato la morte per intossicazione da farmaci: "A seguito degli accertamenti medico legali e chimico tossicologici l’individuazione delle cause del decesso conduce per tutti alle complicazioni respiratorie causate dall’assunzione massiccia di metadone, in qualche caso accelerato e aggravato dall’assunzione di altri farmaci o da specifiche condizioni personali. Viene esclusa per tutti l’incidenza concausale di altri fattori di carattere violento", psiega infatti la Procura.

Come noto, la rivolta aveva portato anche all'irruzione nell'infermeria del Sant'Anna: "La disponibilità incontrollata di metadone e di altri farmaci da parte di molti detenuti è derivata dal saccheggio dell’infermeria dell’istituto penitenziario condotta in prima persona anche da alcuni dei detenuti poi deceduti, il cui ruolo è stato ricostruito attraverso testimonianze ed altre indagini. Il metadone, in particolare, risultava correttamente custodito in apposito luogo al quale i partecipanti sono riusciti comunque ad avere accesso - evidenzia la Procura di modena - Farmaci sottratti sono stati poi ritrovati anche nelle sezioni detentive e, in taluni casi, nelle celle o tra gli effetti personali di alcuni deceduti. Per alcuni di essi è stata ricostruita l’assunzione di sostanze dopo il rientro in sezione".

Per i magistrati modenesi le operazioni di soccorso sono state puntuali e corretti: "Nell’immediatezza della rivolta risulta essere stata tempestivamente assicurata assistenza sanitaria a tutti i detenuti da parte del personale sanitario intervenuto. Date le circostanze è stato seguito il protocollo delle maxi emergenze 118, che ha visto coinvolto il personale della medicina penitenziaria, del 118, della Croce Rossa e della Protezione civile. Sul posto sono stati allestiti due Posti Medici Avanzati ed i sanitari si sono prodigati nel prestare l’assistenza necessaria a tutti i pazienti che sono stati loro condotti, nella quasi totalità dei casi in condizioni ricollegabili ad abuso di sostanze farmacologiche. Risultano essere stati fatti quindi, nel contesto emergenziale, pure gravati dall’emergenza legata al COVID-19, tutti i necessari controlli, con interventi terapeutici di contrasto in loco, ove possibile, o con invio ai presidi sanitari cittadini nei casi più gravi".

Ricordiamo che dei nove detenuti morti, cinque persero la vita tra le mura del Sant'Anna durante quel concitato e drammatico pomeriggio, mentre altri quattro morirono a seguito del trasferimento in atre strutture. I danneggiamenti al penitenziario, infatti, resero inagibile gra parte della struttura, costringendo la Polizia penitenziaria a spostare un gran numero di carcerati verso altre città quali Parma, Verona, Alessandria e Marino del Tronto (Ascoli Piceno). Nell'inchiesta modenese rientravano anche le posizioni di tre dei quattro detenuti morti dopo il trasferimento (escluso Salvatore Piscitelli), per i quali si doveva effettuare una valutazione complessa.

In altre parole: il trasferimento è avvenuto nel rispetto delle condizioni di salute di chi aveva assunto le sostanze stupefacenti? Il procuratore facenti funzioni Di Giorgio chiarisce: "Ciascuna posizione viene ricostruita nel dettaglio nel provvedimento redatto dalle colleghe De Santis e Graziano che giungono alla conclusione che l’involuzione delle condizioni psicofisiche a seguito dell’assunzione di metadone e di altri farmaci si presentasse pressoché imprevedibile, perché dipendente dalle risposte soggettive o da altri fattori variabili, quali le quantità assunte, l’interazione con altri farmaci, e si sarebbe potuta verificare anche indipendentemente dal trasferimento. In tal senso l’Ufficio, a conclusione di questo primo filone di indagini, ritiene di non poter individuare responsabilità negli otto decessi ricollegabili ai fatti dell’8 marzo 2020".

Questa dunque la valutazione espressa dai magistrati, che nello specifico erano chiamati ad accertare eventuali precise responsabilità per la morte delle otto persone. Responsabilità che non sono emerse. Altro capitolo, invece, riguarderà la dinamica stessa della rivolta e i possibili profili di colpevolezza, così come l'accertamento delle presunte violenze denunciate da alcuni detenuti. Si tratta quindi di una prima importante risposta, ma non certo dell'ultima. Nella speranza che i tempi delle inchieste si accorcino per dare certezze su una donenica davvero drammatica..

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Overdose e nessuna violenza sui detenuti morti al Sant'Anna, le ragioni dell'archiviazione

ModenaToday è in caricamento