Fattorini non in regola, maxi multa per una cooperativa modenese
L'azienda aveva assunto 12 rider con contratti non corrispondenti alle mansioni svolte e pagava gli stipendi in contanti senza tracciabilità
Con le loro biciclette consegnavano la spesa a domicilio, servizio molto richiesto nell’ultimo anno a seguito dell’emergenza epidemiologica, senza però essere assunti dalla cooperativa che offriva il servizio. Dodici riders irregolari, sia di nazionalità italiana che straniera, sono stati individuati dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Modena nel corso delle quotidiane attività che vedono le Fiamme Gialle in prima linea per garantire il rispetto delle normative a tutela dei lavoratori.
Sotto i riflettori è finita una cooperativa modenese che provvede a vari servizi di consegna a domicilio, tra cui il recapito dei prodotti alimentari venduti da talune attività commerciali. Gli utenti modenesi potevano fruire del servizio “prenotando la spesa” tramite mail o Whatsapp, a fronte di un piccolo sovrapprezzo, variabile tra i 2 ed i 5 euro, in base alla distanza del punto vendita prescelto ed il proprio domicilio.
I controlli della Compagnia di Modena hanno quindi consentito di accertare come il servizio offerto dalla cooperativa tramite i fattorini in bicicletta violasse di fatto le normative in materia di lavoro.
I riders, ai quali fra l’altro veniva corrisposto lo “stipendio” in contanti, sottoscrivevano infatti contratti di collaborazione (meglio noti come co.co.co.) non rispondenti né alle reali condizioni lavorative, né ai prescritti requisiti di legge, mentre in realtà operavano ed erano da considerarsi quali veri e propri lavoratori dipendenti, tesi peraltro più volte ribadita anche dalla Corte di Cassazione che ha sancito che “la disciplina del lavoro subordinato va estesa ai fattorini in bici e moto che fanno le consegne a domicilio”.
La cooperativa modenese, che dai conteggi effettuati dalle Fiamme Gialle ha utilizzato “irregolarmente“ i dodici riders per circa 1800 giornate lavorative, dovrà pagare sanzioni pecuniarie per oltre 850mila euro scaturite dall’applicazione della cosiddetta “maxisanzione” per aver utilizzato lavoratori non regolarmente assunti e dalla mancata tracciabilità dei pagamenti in relazione alla corresponsione in contanti degli stipendi.